Revisione del Trattato di Pace del 1947/10

I territori transalpini amministrati dall’Italia
Pro domo nostra  

Albania,  l’Europa vicina di casa.
Non va certo rivendicata la sovranità italiana sull’isolotto di Saseno (1), fronteggiante la città di Valona edificata sulla costa albanese, come su qualsiasi altro territorio non geograficamente italiano la cui cessione sia stata imposta all’Italia dal TP47. Questa mancata rivendicazione sembra oggi ovvia, ma non essendo stato sempre così è bene ribadire  il concetto,  onde  contribuire  a prevenire futuri per quanto improbabili rigurgiti di imperialismo nostrano.

Altro discorso è trattare un accordo con i governi albanesi – compreso l’utilizzo temporaneo dello stesso isolotto da parte delle Forze Armate Italiane – per contenere l’invasione dell’Italia da parte di immigrati clandestini di varia provenienza geografica; clandestini giuridicamente, ma ben visibili fisicamente e televisivamente.
Per frenare inoltre i tanti illeciti traffici che si svolgono attraverso il Mare Adriatico e per fornire un appoggio alle Forze Armate Italiane nei Balcani, sarebbe forse utile trattare con l’Albania l’insediamento di una base militare italiana a tempo determinato sul territorio costiero albanese. In quale punto della costa?
Il fiume Boiana, che segna parte del confine montenegrino – albanese, segna anche il limite naturale tra la Dalmazia e il sistema montagnoso albanese, il limite quindi tra il territorio rivendicabile alla sovranità dell’Italia e quello non definibile in nessun caso un territorio geograficamente italiano. Appare quindi opportuno che la base italiana, nell’ambito di una strategia politico militare che ponga in primo piano il raggiungimento dei confini naturali italiani, nasca a ridosso del confine albanese – montenegrino, se nulla osti dal punto di vista tecnico logistico da parte dei vertici delle Forze Armate Italiane. Una base italiana, ma con un’area al suo interno riservata alle costituende Forze Armate Europee; una base italiana suscettibile di trasformarsi in una base europea.
Un progetto concreto che non ha bisogno di attendere la fine della crisi di nervi del Cancelliere tedesco Merkel – non sono tutti di ferro i cancellieri tedeschi -,  che prima prospetta l’ingresso in Germania di centinaia di migliaia di immigrati, salvo poi tentare di correre ai ripari con misure confuse quanto il progetto iniziale.
Un progetto concreto che non ha bisogno di ulteriori bellicose quanto sterili funeree iniziative nazionalistiche quali la partecipazione francese al bombardamento della Siria.

Progetto di complessa e difficile attuazione?
Il Conte di Cavour ci starebbe già lavorando sopra.
Ma Cavour era nobile.
Anche per i patrioti italiani di fede repubblicana.

(1) – Freytag & berndt, Albania, 1:400.000, Freytag – Berndt und Artaria, Vienna, post 2000

Claudio Susmel 

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