LA BANCARELLA

 

Segna il libro

Chi scrive è stato filatelico a otto anni, e ha raggiunto il suo massimo risultato completando la collezione dei francobolli nuovi, posta ordinaria, della Repubblica Italiana.
Può darsi che si tratti di smemoratezza, ma chi mai aveva sentito parlare di impronte postali, annullatore a doppio cerchio, piccolo cerchio, bollo lineare corsivo, piego primo porto?

Le spiegazioni, e molto altro, si trovano in “Storia delle comunicazioni postali nell’isola di Sardegna” di Caboni, Caddeo, Di Bella, Licata.
Impianto iconografico affascinante, e tabelle esplicative utilissime per esploratori digiuni di viaggi in un passato ormai lontano, ma anche –  così è sembrato a chi ha sfogliato il volume – a esploratorii desiderosi di scambiare le proprie impressioni di viaggio con gli autori (caboni@tiscali.it; leondibella@virgilio.it) .

Claudio Susmel  


 

La preghiera per il primario

Il paziente era molto irritato per come erano andate le cose nel reparto in cui si trovava ricoverato.
Un po’ rifletteva e un po’ pregava.

“Signore perdonalo se lo ritieni opportuno, ma punisci i tanti difetti ed i molti peccati che commette il primario.
Ha il vestito in disordine e la barba lunga.
La calligrafia illeggibile.
Alza la voce in corsia.
Quanti oggetti di lusso e che bella macchina sfoggia.
E’ davvero un esibizionista.
La sua ambizione è smisurata.
Il primario è un primario: quando si occupa una carica così importante si dovrebbe dedicare tutta la vita ai malati e non perdere tempo con la politica, no?
E ti sembra giusto che il primario abbia più simpatia per un malato piuttosto che per un altro?
Per non parlare poi della sua vita affettiva … lasciamo perdere.
Signore perdonalo se lo ritieni opportuno, ma punisci i tanti difetti ed i molti peccati che commette il primario.

Ma non subito ti prego.
Domani mattina in sala, vorrei essere operato da lui”.

Claudio Susmel

 

Sua Maestà la Sposa

Nel mese di agosto dell’anno del Signore 2000 e qualcosa, Sua Maestà la Sposa sale lentamente i gradini di Sant’Anna.
I cani smettono di latrare, e gli amici stampacini dello sposo che qualche tempo fa giocavano nel campetto vicino, assunto prontamente un aspetto più composto, le fanno ala.
Il lungo abito bianco accarezza i gradini della chiesa cagliaritana dedicata alla madre di Maria, mentre i campanili, di nuovo in coppia dopo i bombardamenti del 1943, osservano.
Osserva anche l’aspirante marito, nervoso per il ritardo della sposa.

La macchina ha accostato silenziosamente all’ampia scalinata infiorata dai coni gelato di fragola e pistacchio degli invitati in attesa.
Un fruscio lieve come la poesia ed appare Sua Maestà la Sposa.
Il vestito lungo, il velo, i guanti, le palpebre, tutto serve a coprire lo splendore amato da chi per lei sta per cambiare il proprio stato civile.
Il primo lentissimo passo sui gradini.
Sale sua Maestà la Sposa, immersa nel voluttuoso silenzioso rito che avvolge ogni cosa, tranne un ragazzetto che avvolta la sua bandiera rossoblu appena comprata da un ambulante, si incammina indifferente e sale per una deserta assolata via Manno.

Nessuno ha visto il suo viso, ma ognuno dice al vicino: “Com’è bella la sposa!” Lo sussusrra la vecchia rugosa che non s’è arresa all’invidia. Lo mormora lo scapolone non del tutto inaridito. Lo gridano le coppiette gagliardamente dedite all’incremento demografico della città.
La sposa ha percorso la prima rampa di scale e una cauta sicurezza si impadronisce del sottoscrittore di mutuo per abitazione e prossimo marito, che sorride. Errore. Lei si ferma sul primo largo gradone perché improvvisamente una piega dell’abito non va. Che fa? Si gira verso la macchina? Il pallore torna sul viso dell’incauto ottimista. Lei lo rileva. Bene. Può riprendere l’avvicinamento. Lentissimamente. Finalmente l’immancabile oleografico raggio di sole calante illumina la mano di lei che si poggia sul braccio di lui. Sua Maestà la Sposa ha dato licenza di transito dal sogno alla realtà.
Il volgersi verso l’altare in processione con parenti ed amici, determina la fine dell’incantesimo e l’ingresso in società.
Inizia il rito che possono vedere tutti.

 Claudio Susmel 

 

I libri dei mercatini

Milioni di persone in tutto il mondo frequentano i mercatini comprando o vendendo qualcosa.
I libri per esempio.

Che sono cercati oggi tra i banchi degli espositori anche da esponenti della classe media incerti tra il conservare il traballante sussiego di altri tempi o lasciare gli ormeggi di un’identità che è sempre stata alquanto posticcia, per lanciarsi senza ritegno in una efficace trattativa tesa ad ottenere uno sconto significativo sul volume desiderato.
Il venditore intende, talvolta compatisce, spesso abbozza una resa programmata quanto quella dell’acquirente travolto da Ici Iuc, Imu Emu, Trise Trasi, Tarsu Tasi – quali di questi acronimi sono reali ed esistono ancora? –  e dalle altre mille gabelle tese a preservare migliaia di poltrone pubbliche inutili.
E così il libro, barchetta amante della libera navigazione, di carta fragile eppure scampata al diluvio di dogmatismi diffusi nei millenni sotto le più farsesche e tragiche acconciature, ancora una volta passa di mano.

Amato da entrambi gli attori di una garbata commedia che si replica ogni fine settimana.

 Claudio Susmel