Stiamo lontani dall’ennesimo conflitto tra slavi

Accogliamo nell’Unione Europea
i bambini offesi dalla guerra ucraino russa
Pueri solum innocentes

8 ottobre 2025

Stiamo lontani dall’ennesimo conflitto tra slavi.

Quante guerre registra la Storia tra slavi polacchi e slavi russi?
Quante le guerre balcaniche precedenti la Prima Guerra Mondiale coinvolgenti nazioni slave?
Ricordiamo la miccia della Prima Guerra Mondiale accesa dal balcanico Gavrilo Princip?
Già dimenticata la guerra balcanica degli anni ’90 del secolo scorso, anch’essa coinvolgente nazioni slave, che causò 250.000 morti nel centro dell’Europa?
Ci rendiamo conto che la guerra in corso tra Russia e Ucraina è un’altra guerra tra slavi – che non è iniziata con la recente invasione dell’Ucraina – sulla quale soffia incautamente la altrettanto slava Polonia?

L’Unione Europea rinforzi la difesa dei propri confini politici e stia lontana da questo ennesimo conflitto tra nazioni slave, aprendo ospedali, case di cura, scuole e parchi giochi per i bambini russo ucraini: gli unici innocenti.

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis

7-Caporetto allontana l’Italia dai suoi confini naturali

Ai soldati delle Forze Armate Italiane
perché ricordino
e difendano i confini dello Stato Italiano
e il suo patrimonio artistico

non facendosi ingannare dai falsificatori
della Geografia e della Storia
Ad Alpes

3 Ottobre 2025

Il settimo paragrafo dal saggio:

Confini naturali e confini politici
per la Venezia Giulia e per la Dalmazia
nelle trattative
tra il Regno d’Italia, la Triplice Alleanza, l’Intesa, e l’Associato
(1914 – 1920)

7 – Caporetto e il confine militare dell’ostacolo
Dopo oltre due anni di guerra, nell’ottobre del 1917 gli austro ungarici sfondano il fronte italiano a Caporetto, ma l’Esercito riesce a ricomporsi attestandosi sul Monte Grappa e sulla riva destra del fiume Piave, esempio palese di confine militare dell’ostacolo.

Gli aiuti chiesti e in parte ricevuti da Alleati e Associato, insieme a una attività diplomatica volta a intiepidire la bellicosità dei Serbo Croati Sloveni, non potranno non influire sulle trattative postbelliche per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Patto di Londra.

Il 6 e 7 novembre a Rapallo si svolge una riunione dei primi ministri degli Alleati Orlando, Painlevé e Lloyd George, ai quali Orlando chiede l’aiuto sollecito “[…] non inferiore […] a 15 divisioni, in luoghi da cui possano essere prontamente adoperate [indicando il Piave quale linea di resistenza possibile, mentre il mancato aiuto nei termini su esposti renderebbe più probabile una …] ulteriore ritirata [… che] non potrebbe non costituire un completo disastro dal punto di vista militare e con possibili ripercussioni pericolose anche dal lato interno […]” (12).
Lloyd George afferma che gli alleati hanno il dovere di aiutare l’Italia e che d’altro canto è interesse della Gran Bretagna e della Francia che l’Italia resti in guerra.
Painlevé conferma la propria solidarietà concreta e ricorda che la Francia non ha dimenticato il beneficio recatole dalla neutralità dichiarata dall’Italia nel 1914, che le permise di sguarnire il fronte italiano per dislocare quelle truppe ove erano più necessarie.
Entrambi denunciano le presunte responsabilità del Comando italiano per la sconfitta di Caporetto.

La linea del Piave fu discussa anche al successivo convegno di Peschiera svoltosi l’8 novembre alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, mentre ancora nessuna ulteriore divisione alleata è presente sul Piave.
Scrive Aldovrandi Marescotti, riportando informazioni ricevute e confermate di massima da Sonnino presente ai colloqui, che: “[…] S. M. il Re credeva che la linea del Piave poteva certamente essere tenuta […] Egli riteneva che dovesse farsi ogni sforzo per tenere la linea del Piave [… e avrebbe poi dichiarato che … ] il Suo Governo aveva già deciso di sostituire il generale Cadorna col generale Diaz […]” (13).
Lo stesso giorno verrà diramato un comunicato ufficiale, annunziante la sostituzione del generale Cadorna nel Comando supremo dell’esercito italiano con il generale Diaz.

Un anno dopo il Comando Supremo riporterà testualmente che per la Battaglia di Vittorio Veneto “La fronte era da noi tenuta complessivamente con 51 divisioni di fanteria italiana, 3 britanniche, 2 francesi, 1 czecoslovacca ed il 332° reggimento di fanteria Americano” (14).
Lo schieramento delle divisioni, illustrato in una nitida tavola di Benvenuto Gioda (15), oltre che doveroso riconoscimento al valore delle armi italiane, fa parte del conto da presentare al tavolo della pace.

(12) L. Aldovrandi Marescotti, Guerra diplomatica pag. 141, Verona, 1943, Arnoldo Mondadori Editore.
(13) L. Aldovrandi Marescotti, Guerra D. cit. pagg. 179, 180.
(14) Regio Esercito Italiano Comando Supremo, La Battaglia di Vittorio Veneto 24 ottobre – 4 novembre 1818 [sic], s. d..
(15) B. Gioda, Da Caporetto a Vittorio Veneto tavole, Modena, A. Dal Re e figli editori, s.d..

P.S. Ai paragrafi precedentemente impaginati e a questo ne seguiranno altri, ciascuno dei quali potrà essere riprodotto a titolo gratuito in qualsiasi forma, cartacea o non cartacea, alla sola condizione di indicarne la fonte: OBLO’ – www.claudiosusmel.it

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis

6-L’obiettivo dei confini naturali italiani nel Patto di Londra

Agli studenti di Storia
perché non trascurino la Geografia
facendosi ingannare
da chi la vuole falsificare
Ad Alpes

26 settembre 2025

Il sesto paragrafo dal saggio:

Confini naturali e confini politici
per la Venezia Giulia e per la Dalmazia
nelle trattative
tra il Regno d’Italia, la Triplice Alleanza, l’Intesa, e l’Associato
(1914 – 1920)

6-L’obiettivo dei confini naturali nel Patto di Londra
L’ottenimento dei suoi confini naturali determina fortemente l’ingresso dell’Italia in guerra a fianco dell’Intesa.
Col Memorandum presentato a Francia, Gran Bretagna e Russia, e da queste accettato con il Patto (Accordo) di Londra del 26 aprile 1915, ottiene l’impegno che le vengano ceduti, a vittoria ottenuta, i territori utili al raggiungimento dei suoi confini naturali a nord, a nord est, e parzialmente a sud est.

Vengono perseguiti i confini naturali a nord, con l’articolo 4 del Memorandum, che assegna all’Italia il Trentino Alto Adige entro lo spartiacque delle Alpi Retiche (la cosiddetta frontiera del Brennero), delle Noriche Occidentali, delle Pusteresi e delle Dolomitiche, escludendo di conseguenza la Valle di Dobbiaco.
Vengono perseguiti i confini naturali a nord est, sempre con l’articolo 4, che assegna all’Italia lo spartiacque delle Alpi Giulie, per il Passo di Predil, il Monte Mangart, il Monte Tricorno, i passi di Piedicolle, Circhina e Idria, fino al Monte Nevoso, escludendo di conseguenza la valle di Tarvisio.
Viene invece perseguito a sud est con l’ultima parte dell’articolo quattro un confine politico, visto che indica una linea che dal Monte Nevoso al mare comprende l’Istria senza Fiume, le isole quarnerine di Cherso e Lussino con le altre quarnerine minori intorno ma non Veglia, ed esclude parte del territorio giuliano orientale in quanto non raggiunge la Depressione delle Conche, che costituisce una prima linea di confine naturale possibile tra l’Italia e la nazione straniera confinante.
Viene perseguito parzialmente il confine naturale a sud est con l’articolo 5 del Memorandum, che assegna all’Italia una parte della Dalmazia includente le città di Zara e Sebenico, le isole di Pago, Lunga e Incoronata; sempre a est ma ancora più a sud una linea di confine includente le isole di Lissa, Lesina, Curzola, Lagostane, e Méleda; in mezzo all’Adriatico, tra le Isole Lagostane e il promontorio del Gargano, l’Arcipelago di Pelagosa.
Articolo 5 che, usando un guazzabuglio inestricabile di termini geografici e amministrativi, è volto anche ad ottenere la sicurezza militare in Adriatico.
Sicurezza militare da ottenersi  mediante la sovranità su una parte di Dalmazia costiera e insulare come scritto, ma anche con la neutralizzazione di un’altra parte; per non nutrire dubbi su questo intento dell’articolo, si rilegga là dove sostiene che dovranno essere neutrali “…  tutte le isole non assegnate all’Italia.”

Si sottolinea che sia la Triplice Alleanza che l’Intesa promettono dei territori a guerra conclusa.
I territori promessi dalla Triplice Alleanza sono limitati entro il Valico di Salorno (circa 6.500 kmq), mentre i territori promessi dall’Intesa sono costituiti dai circa 13.800 kmq del Trentino Alto Adige insieme ai circa 8.500 kmq della Venezia Giulia e ai circa 6.300 kmq della Dalmazia, corrispondenti a un totale di circa 28.800 kmq. L’Intesa cioè promette oltre il quadruplo dei territori promessi dalla Triplice Alleanza: questa è la discriminante a favore dell’Intesa. La Triplice Alleanza offre invece solo i territori di cui sopra ma, al contrario dell’Intesa, senza ulteriore dispendio di vite umane italiane rispetto a quelle  dei combattenti austroungarici di nazionalità italiana, e senza impiego di risorse economiche: questa è la discriminante a favore della Triplice Alleanza.

Le trattative di Versailles del dopoguerra ci avrebbero però edotto sulla differenza fondamentale che passa tra un’acquisizione immediata di un territorio e quella promessa; si confrontino i kmq promessi con quelli ottenuti con i trattati, kmq ottenuti che vengono riportati da Umberto Ademollo anche se conteggiati senza la superficie dell’Arcipelago di Pelagosa (11). 

(11) U. Ademollo, Stati d’Europa e dell’Estremo Oriente pag. 25, Milano, 1938, Consociazione turistica
Italiana.

P.S. Ai paragrafi precedentemente impaginati e a questo ne seguiranno altri, ciascuno dei quali potrà essere riprodotto a titolo gratuito in qualsiasi forma, cartacea o non cartacea, alla sola condizione di indicarne la fonte: OBLO’ – www.claudiosusmel.it

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis