Il nuovo numero della rivista “FIUME”

La Seconda Guerra Mondiale a Fiume
Terra Fluminis Sancti Viti sicut Phoenix renascerit

31 gennaio 2020

Com’è bella serietà che non si fugge tuttavia.
Puntualmente edito e spedito è arrivato il secondo semestre 2019  della rivista “FIUME”.

Balsamo ristoratore il puntuale arrivo della rivista per le laboriose formiche italiane fastidiosamente assordate dal cicaleggiare di preannunciati programmi politici e culturali d’ogni tipo troppo spesso disattesi.
Ricostituente morale per chi non vuole smettere di combattere per il Secondo Risorgimento Italiano, quello iniziato con i moti del 1953 a Trieste, proseguito col ritorno all’amministrazione italiana nel 1954 della Zona A del mai operante Territorio Libero di Trieste e con la rinnovata piena sovranità sulla stessa per mezzo del Trattato di Osimo del 1975. Secondo Risorgimento che, dopo il grande risultato della, pur incompleta, unità d’Italia ottenuto dal Primo Risorgimento Italiano (1821 – 1924), deve agire per completare l’unità nazionale con i territori geograficamente italiani non ancora annessi politicamente.
Trasfusione di dati specifici per tutti gli operatori culturali che si occupano delle vicende dei nostri confini nazionali, perché scava nella storia e nella cronaca di Fiume e della restante costa orientale adriatica affinché non venga dimenticata l’italianità di quelle nostre terre.
“Compenso” promesso e puntualmente mantenuto per il lavoro di ricerca e scrittura dei suoi collaboratori.

La rivista fu fondata nel 1923 (1) ed è oggi diretta da Amleto Ballarini.
Questo numero di 159  pagine ordinatamente impaginate su carta patinata – il direttore editoriale è Giovanni Stelli – propone articoli di Paolo Anelli, Renato Atzeri, Claudio Finzi, Silvia Luscia, Marco Martin, Marino Micich, che scrivono di Cherso, Fiume, Spalato e d’altro ancora.

Da pag.  27 a pag. 54 una prima puntata del saggio “La Seconda Guerra Mondiale a Fiume e dintorni, di Marino Micich (2).
Il saggista onora la propria onestà intellettuale riconoscendo sin dalla premessa il suo debito per la ricerca storica fatta a suo tempo da Amleto Ballarini e Michael Sobolevski sul tema delle perdite umane italiane a Fiume e dintorni durante il secondo conflitto mondiale e nei due anni successivi alla sua conclusione, e ancora con svariate note riportanti le fonti per i diversi episodi e dati di cui scrive nel suo saggio.
Se il Patto di Armistizio Breve del 3 settembre 1943 creò attesa, problemi e drammi in tutta Italia, l’Autore sottolinea come questi siano stati moltiplicati all’infinito, sino a misfatti sanguinari impensabili, in una città di frontiera come Fiume, che inoltre aveva una popolazione a maggioranza italofona ma con una presenza di migliaia di croatofoni che a ridosso del confine politico vantavano legami linguistici con una forte maggioranza croata.
Pure, Micich tiene a specificare che non si trattò di rivolta popolare croata contro l’elemento italiano quella  che finì per organizzare la popolazione fiumana di lingua croata, e non solo, fino a condurla alla presa del potere amministrativo a Fiume e lungo la restante costa adriatica orientale, ma di direttive partitiche precise.
Forte il rammarico espresso con i dati quando scrive che … in Jugoslavia ai primi di settembre si calcolava la presenza di non mano di 350.000 – 400.000 soldati italiani … , anche se cita il tentativo del Generale Antonio Squero, comandante del V Corpo d’Armata, che con i suoi soldati si ritirò verso occidente cercando di … attestarsi il più possibile lungo la linea di confine tra Italia e Jugoslavia sancita dal Trattato di Rapallo nel 1920 [12 novembre] …
Micich descrive per lunghi tratti i tentativi di organizzazione di nuclei di cittadini favorevoli alla sovranità italiana e mette in rilievo come le navi militari italiane abbandonino Pola, i soldati italiani cedano in parte o del tutto il loro armamento alle formazioni militari jugo slave, cita l’appoggio in particolare del Regno Unito a queste ultime, per far capire quanto disperatamente soli si siano trovati i fiumani.
Soli in Città quei dirigenti che vollero provare a reagire, pagando in fine con la vita per non aver voluto abbandonare Fiume, come il senatore Riccardo Gigante che restò perché il suo sacrificio potesse rappresentare una bandiera per i fiumani (3).
Soli in Patria quelli che vollero partire, e di loro Micich scrive che  nella prima quindicina del settembre 1943 La presenza italiana continuava a diminuire. A lasciare la città c’erano alcune personalità fiumane di spicco tra cui Edoardo Susmel, fino a quel momento ai vertici della Provincia del Carnaro (4)
Nelle vicende di Gigante e di Susmel sembra quasi prefigurarsi il futuro dei fiumani, con i residenti rimasti nel territorio storico della Città prima vessati fino alla morte poi con le limitazioni per la loro effettiva libertà politica e culturale, e gli esuli che per tre volte e ancora tre volte e per mille volte tre volte proveranno ad abbracciare le loro anime rimaste nella città senza mai riuscirvi ed infine anche loro in parte morendo salvo sopravvivere in loro l’eroismo della speranza in quella Fenice che li avrebbe riportati nella loro Fiume, nella nostra Fiume.
Il saggio, va fortemente sottolineato, affida la propria leggibilità ai dati, schivando al massimo retorica e sentimentalismi.

Tanti scrittori di cose fiumane mettono in rilievo l’appartenenza della maggior parte dei carnefici degli italiani uccisi con infoibamenti e affogamenti alla tribale sanguinaria banda titoista.
Si legga però anche Edoardo Susmel che già a proposito della prima occupazione croata di Fiume (1848 – 1868) – Tito non era neppure nato – scrive di nefandezze compiute dai soldati croati entrati a Fiume.
Si legga però anche, centosettanta anni dopo, del Consiglio comunale di Rijeka – non può la penna scrivere Fiume – che approva la stipula di un mutuo cittadino per integrare le risorse europee destinate a ristrutturare la Galeb, che fu la nave di rappresentanza del genocida Tito.
Non basta una bella bandiera azzurro stellata per trasformare un barbaro in un civis.

Seguono nella rivista le recensioni, le segnalazioni di pubblicazioni, il notiziario, l’attualità, qualche nota sugli autori del numero in esame, e in fine il sommario.

Per informazioni sui contenutissimi costi d’acquisto: info@fiume-rijeka.it

(1) – A  pag. 137 si da notizia dell’affissione di una targa ricordo nei locali della Scuola Media – Superiore Italiana di Fiume : In questo edificio, nel 1923, fu fondata ed ebbe la sua sede la Società di Studi Fiumani, che, in continuità con la Deputazione Fiumana di Storia Patria attiva negli anni precedenti il primo conflitto mondiale, promosse lo studio della storia cittadina e della regione liburnica. La Società di Studi Fiumani ricostituita in esilio nel 1960 a Roma nel rinnovato dialogo culturale con la città natale a perenne ricordo pose il 15 giugno 2019.
(2) – Segretario generale della Società di Studi Fiumani, presidente dell’Associazione per la cultura fiumana istriana e dalmata nel Lazio, saggista per la rivista dal 1995.
(3) – Ne scrive a pag. 135 Amleto Ballarini.
(4) – Era stato nel 1919 il Delegato alla Propaganda Fiumana, contattando Gabriele D’Annunzio alla Casetta Rossa di Venezia perché liberasse  Fiume dall’occupazione dell’Intesa e dalle mire degli slavi jugo, e da D’Annunzio riconosciuto non ultimo coprotagonista dell’Impresa di Fiume avendolo nominato Segretario Generale della Reggenza del Carnaro.

Il Trattato di Rapallo istituzionalizza lo Stato libero di Fiume
confinante con l’Italia

1920 – 2020
Memoria Patriae prima vis

Servizio obbligatorio di leva civile in Italia   Claudio Susmel

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