14 – I confini italiani codificati col Trattato di Saint Germain e col Trattato di Rapallo

All’Istituto Geografico Italiano
perché editi un libro
con le carte dei territori annessi all’Italia
mediante i trattati di Saint Germain e di Rapallo
per difendere il patrimonio artistico italiano
dai falsificatori della Geografia e della Storia
Ad Alpes

20 novembre 2025

Il quattordicesimo paragrafo dal saggio:

 Confini naturali e confini politici
per la Venezia Giulia e per la Dalmazia
nelle trattative
tra il Regno d’Italia, la Triplice Alleanza, l’Intesa, e l’Associato
(1914 – 1920)

14 – I confini italiani codificati col Trattato di Saint Germain e col Trattato di Rapallo
Con il Trattato di Saint Germain del 10 settembre 1919,  che stabilisce i confini con l’Austria, verranno assegnati all’Italia – contrariamente a quanto dall’Italia stessa chiesto con il Memorandum di Londra – anche (e non solo) i territori transalpini di Dobbiaco e Tarvisio secondo il principio del confine militare; non a caso questi due territori erano stati compresi nel perimetro della zona d’occupazione degli Alleati e dell’Associato, fissato dal “plenipotenziario” italiano Generale Pietro Badoglio con le clausole dell’Armistizio del 3 novembre 1918. Assegnazione accettata, se non caldeggiata, dal Presidente degli Stati Uniti Wilson (33), più che presumibilmente in funzione di contenimento della potenza tedesca.

Il Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 fissa i confini tra l’Italia, lo Stato libero di Fiume, e il Regno dei Serbi – Croati – Sloveni che assumerà dal 1929 il nome di Jugoslavia.
Il Trattato assegna all’Italia il confine previsto per la Venezia Giulia dal Patto di Londra anche se non dettagliatamente in ogni suo tratto, la città di Zara con ben limitato territorio intorno, le Isole Lagostane, e l’Arcipelago di Pelagosa.
A proposito del confine terrestre raggiunto col Trattato, il Generale Badoglio si dirà soddisfatto per la soluzione del problema militare mettendo in rilievo che “[…] In compenso della cessione della Conca di Longatico in favore della Jugoslavia, abbiamo ottenuto importanti concessioni a nostro favore sulla linea di confine nella zona di Idria e di Circhina. Tutti i massicci della Selva di Piro, del Monte Pomario, del Monte Nevoso e del Monte Terstenico sono in nostro possesso, in tal modo è praticamente attuato il Patto di Londra dalla parte di terra”(34).
Il Trattato prevede anche la nascita dello Stato libero di Fiume che include la Città con un limitato territorio intorno – a occidente delle Alpi Giulie e contiguo territorialmente con il Regno d’Italia – tenendo presenti per il tracciato del suo confine politico considerazioni di carattere etnico, economico, storico. L’istituzione dello Stato libero di Fiume risulterà legittimata sul piano giuridico internazionale anche dal Trattato di Pace del Trianon, con il quale il 4 giugno 1920 l’Ungheria aveva rinunciato ad ogni diritto su Fiume “[…] in attesa della definitiva assegnazione  […]”(35).

(33) L. Aldovrandi Marescotti, Guerra D. cit. pagg. 440/441.
(34) U. Ademollo, Stati d’Europa cit. pag. 22.
(35) M. Scopa, Dizionario dei Trattati pag. 213, Padova, 1954.

P.S. Ai paragrafi precedentemente impaginati e a questo ne seguiranno altri, ciascuno dei quali potrà essere riprodotto a titolo gratuito in qualsiasi forma, cartacea o non cartacea, alla sola condizione di indicarne la fonte: OBLO’ – www.claudiosusmel.it

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis

Per un Presidente del Consiglio dei Ministri d’Italia da qualsiasi schieramento politico provenga

Purché difenda i confini dello Stato Italiano
e il suo patrimonio artistico

non facendosi ingannare
dai falsificatori della Geografia e della Storia
Ad Alpes

Pirano, cittadina istriana della Venezia Giulia, è geograficamente italiana perché situata a occidente delle Alpi Giulie.
Il 12 novembre del 1920, col Trattato di Rapallo, venne annessa al Regno d’Italia, risultando così anche all’interno dei confini politici italiani, non più solo di quelli geografici.
Il Primo Risorgimento Italiano (1848 – 1924), monarchico, raggiungeva così, con tre anni di guerra (1915 – 1918), la sua penultima tappa per il raggiungimento dei confini naturali d’Italia, che avrebbe esteso comprendendovi Fiume e la più parte del suo territorio con il Trattato di Roma del 27 gennaio 1924.
Lavoriamo perché il Secondo Risorgimento Italiano, repubblicano, iniziato nel 1954 con la restituzione all’Amministrazione Italiana della Zona A del Territorio Libero di Trieste, riporti l’Italia entro quei suoi confini naturali già raggiunti nel suo recente passato.

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis

13 – La crisi tra l’Italia e gli Stati Uniti e ulteriori proposte per i confini

Ai rappresentanti italiani all’O.N.U.
perché ricordino agli Alleati
il dovere comune di difendere
il patrimonio artistico nazionale italiano
non facendosi ingannare
dai falsificatori della Geografia e della Storia
Ad Alpes

13 novembre 2025

Il tredicesimo paragrafo dal saggio:

 Confini naturali e confini politici
per la Venezia Giulia e per la Dalmazia
nelle trattative
tra il Regno d’Italia, la Triplice Alleanza, l’Intesa, e l’Associato
(1914 – 1920)

13 – La crisi tra l’Italia e gli Stati Uniti e ulteriori proposte per i confini
La crisi tra l’Italia e gli Alleati, soprattutto tra l’Italia e l’Associato, raggiunge la massima asprezza nell’aprile del 1918, quando il 23 Wilson si rivolge direttamente agli italiani con un suo messaggio determinando il 26 l’abbandono per protesta dei nostri diplomatici dal tavolo delle trattative, indotti a questa decisione da un calcolo errato del proprio peso politico, sebbene motivati dal voler verificare la persistenza di un’opinione pubblica italiana favorevole alle richieste da loro sostenute alla Conferenza nonostante il messaggio wilsoniano.
Essendo la Delegazione italiana ritornata a Parigi il 7 maggio, nella riunione del 26 maggio Orlando ribadirà di dover “[…] cercare un principio differente da quello etnografico; e cioè […] la linea alpina […] la linea naturale, la linea strategica per la difesa d’Italia” (28).

Marescotti riporta alla data del 27 maggio che “[…] Tardieu [Andrè, collaboratore di Clemenceau], in contatto con gli italiani, lavora sino a tarda notte per cercare uno schema di soluzione italo – jugoslava [… e riporta alla data del 28 maggio che …] Lloyd George presenta due foglietti di base di accordo. Essi costituiscono la proposta Tardieu: [… che propone per Fiume] uno Stato indipendente sotto la sovranità della Lega delle Nazioni con la frontiera seguente: all’ovest, a partire da Volosca, la linea suggerita dai delegati americani, fino a nord-ovest di San Pietro; al nord, [la linea] da questo punto fino al Monte Nevoso; all’est, la linea richiesta nel promemoria italiano [Memorandum Barzilai del 7 febbraio 1919]”(29). La proposta Tardieu propone uno Stato che comprenderà nel golfo del Quarnaro l’isola di Veglia sul territorio del quale si terrà un plebiscito dopo 15 anni. “Abbandono agli Jugoslavi di tutta la Dalmazia [costiera], meno Zara e Sebenico […] Tutte le isole del Trattato di Londra [andranno] all’Italia, meno Pago […]” (29a).
Il piano Tardieu non verrà approvato.

Il 7 giugno 1919 Wilson propone, anche a nome degli Alleati, un memorandum che verrà respinto dalla Delegazione italiana poco prima che Orlando e Sonnino vengano sostituiti da Nitti e Tittoni. Scrive Paolo Alatri che il progetto prevedeva un “[… libero Stato … che avrebbe seguito la seconda] linea “americana” [… da …] nord di Kirkheim [… fino a …] Fianona [lasciando quindi il territorio di Albona all’Italia] nella penisola istriana, di dove scenderebbe al mare […] verso il sud dell’isola di Cherso e di lì verso il nord intorno all’isola di Veglia, per toccare la terra ferma […] all’ovest della baia di Buccari, e di lì rivolgendosi verso nord e nord-est verso il Monte Risniak. Da quel punto continuerebbe verso nord- ovest per raggiungere la linea “di Londra” giungendo all’est di Adelsberg [Postumia] e Zirknitz e poscia sempre verso il nord-ovest lungo la linea “di Londra” sino al punto iniziale]”(29b).
Alatri riporta anche i rilievi al memorandum alleato fatti da Vittorio Emanuele Orlando: “Wilson consentiva il confine italiano a punta Fianona, [intende dire che migliora rispetto alla prima linea Wilson che lo voleva al Canale dell’Arsa, situato più a ovest, ma] seguendo la linea del Monte Maggiore; creava lo stato intermedio, non da Volosca, come nel progetto Tardieu, e, quindi, senza più la continuità fisica dell’Italia con Fiume, […] consentiva il plebiscito non per zone ma globale, ci dava le essenziali isole strategiche [… il] gruppo di Lussin […] l’Isola Grossa col dedalo delle isole fra Zara e Sebenico […] Lissa […] e infine di Zara faceva una città libera, ma affidandone all’Italia ogni rapporto con l’estero”(29b). Si rilevi che il Memorandum alleato prevedeva un plebiscito da tenersi per l’intero Stato libero, e non per zone, che con probabile certezza avrebbe visto prevalere la volontà della maggioranza etnica slava.

Va registrata, nel contesto delle trattative la “[…] consegna delle Condizioni di Pace agli Austriaci […] verificatasi il 2 giugno [… con] la clausola che assegnava all’Italia la linea delle Alpi: la frontiera del Brennero e la cima più settentrionale, recante il nome di “Vetta d’Italia” […]”(30).

Ancora Alatri scrive di quello che possiamo chiamare il “Progetto Tittoni”, consistente in un insieme di conversazioni: “Così il 13 agosto Tittoni discusse confidenzialmente con Clemenceau, Tardieu, Pichon, Balfour, e Polk le proposte italiane per la soluzione del problema adriatico. Esse prevedevano: Fiume col suo hinterland e Veglia in uno Stato libero sotto la protezione della Lega delle Nazioni; la Dalmazia, meno Zara, alla Jugoslavia; la linea ferroviaria Vienna – Trieste posta fuori dal territorio jugoslavo mediante una lieve modificazione della “linea Wilson”; un’analoga rettifica di tale linea in direzione di Assling, senza per altro includere la città in territorio italiano; neutralizzazione dell’Istria orientale con Cherso e Lussin, ambedue all’Italia […] Salvo ciò che risulterà da ulteriori discussioni, l’isola di Uglian prospiciente Zara e le isole di Cherso, Lussin e Lissa dovrebbero essere italiane e le altre slave […]”(31).
Come sia andata a finire se ne ha poi traccia in Badoglio, che a D’Annunzio, per fargli abbandonare l’occupazione di Fiume iniziata il 12 settembre del 1919, caldeggia il progetto “[…] dello stato-cuscinetto proposto al Congresso di Parigi da S. E. Tittoni [… salvo poi scrivere che …] nella stessa sera del giorno 26 [ottobre 1919], mi giunse un telegramma dell’on. Nitti nel quale mi informava che il governo americano [intende: statunitense] aveva data risposta completamente negativa al progetto Tittoni […]” (32). 

(28) L. Aldovrandi Marescotti, Guerra D. cit. pag. 421.
(29) L. Aldovrandi Marescotti, Guerra D. cit. pagg. 430/431.
(29a) L. Aldovrandi Marescotti, Guerra D. cit. pag. 431.
(29b) P. Alatri, Nitti D’A. cit. pag. 36.
(30)L. Aldovrandi Marescotti, Guerra D. cit. pag. 289.
(31) P. Alatri, Nitti D’A. cit. pagg. 127/128.
(32) P. Badoglio, Rivelazioni cit. pagg. 71, 93. 

P.S. Ai paragrafi precedentemente impaginati e a questo ne seguiranno altri, ciascuno dei quali potrà essere riprodotto a titolo gratuito in qualsiasi forma, cartacea o non cartacea, alla sola condizione di indicarne la fonte: OBLO’ – www.claudiosusmel.it

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis