Viva il Re? Quale?

Monarchici e repubblicani
Optimum pro Patria eligere

2 giugno 1946.

Benedetto Croce disquisisce variamente, teso ad affermare l’impossibilità del popolo italiano di esprimersi liberamente durante il Ventennio e quindi a dimostrare che la responsabilità della dichiarazione di guerra ricadrebbe principalmente sul Re oltre che, ovviamente, sul Capo del Governo Benito Mussolini.

Il filosofo vuole l’allontanamento di Vittorio Emanuele III, che considera … caduto Mussolini, il vero e maggiore rappresentante del fascismo … , prima che riesca a riformare un suo circolo monarchico. E non vuole che gli succeda il figlio Umberto perché … Il principe ha asserito [in un‘intervista concessa al Times] che tutto il popolo italiano aveva voluto la guerra alla Gran Bretagna e alla Francia, e che il re lo aveva accontentato in questo spontaneo desiderio … Riversare sul proprio popolo le proprie colpe e i propri errori non mi par degno … E Croce continua: Vecchio monarchico come sono, sento ciò con dolore, vedendo come i monarchi stessi lavorino a distruggere l’idea monarchica … . Lo scrittore vuole però la Reggenza di Badoglio per il principe Vittorio Emanuele figlio minorenne di Umberto, e non esita nello scrivere  … Noi facciamo appello ai popoli dei paesi alleati affinché … consiglino e sorreggano e sollecitino i loro governi ad attuare presto in Italia quello che fu già annunziato nel loro programma di guerra: l’estirpazione completa del fascismo e del nazismo … (1). Croce, in altra pubblicazione chiarisce ulteriormente che la sua avversione è rivolta non all’istituto monarchico ma a V. E. III, scrivendo che … c’era, almeno in alcuni di noi, il senso doloroso dell’offesa che si era recata da un re dei Savoia a questa veneranda casa sovrana, la più antica di Europa, che noverava nove secoli di vita, ricchi di nobili e severe memorie(2).

Letto il giudizio di colpevolezza emesso da Benedetto Croce su V. E. III, passiamo a uno solidale, quello del Generale Paolo Puntoni.
Aiutante di Campo Generale del Re, scrive sul suo diario che V. E. III non avrebbe dato ordine di fermare la marcia su Roma perché … volle evitare la guerra civile che allora, a molti, sembrava imminente … . E  riporta una lettera di Galeazzo Ciano al Re con la quale Ciano testimonia  … l’eroica lotta da Lei sostenuta per impedire quell’errore e quel crimine che è stata la nostra guerra a fianco dei tedeschi … ; Puntoni aggiunge però più avanti che non si hanno documenti di questa lotta, salvo riportare la risposta del Re nel corso di una intervista, secondo la quale V. E. III si oppose sempre vivamente alla dichiarazione di guerra. Scrive ancora che … Il Re ha fatto il possibile per limitare la portata delle leggi razziali ed accentratrici … , che fugge da Roma dopo l’annuncio dell’Armistizio, perché non aveva … alcuna intenzione di cadere nelle mani di Hitler e di diventare una marionetta … e che dopo il suo “arroccamento” a Brindisi ogni sua mossa è stata controllata dagli Alleati, che condizionavano il Governo italiano in carica e lo sviluppo della vita politica e sociale del territorio italiano occupato … questo pezzo d’Italia che soltanto in apparenza ha ritrovato la libertà poiché in effetti è controllato e soggiogato alla stessa stregua di quella parte che è controllata dai tedeschi. Gli alleati, ma soprattutto gli inglesi, nella loro azione perseguono un fine molto chiaro … vogliono annientare questo Paese perché non possa più risorgere al rango di grande Potenza.

A proposito del pezzo d’Italia che soltanto in apparenza ha ritrovato la libertà, va rilevato come questa analisi di Puntoni arrivi anche al grande pubblico attraverso il giornale Candido, con una vignetta pubblicata da Giovannino Guareschi che mostra gli elettori italiani monarchici e repubblicani chiusi in una gabbietta a litigare tra di loro, mentre accovacciati sulla stessa gabbietta due soldati alleati armati commentano: Dovranno riconoscerlo gli italiani: sia per il referendum sia per le elezioni politiche, noi abbiamo lasciata loro massima libertà. (3). La vignetta si trova anche nel volume Mondo Candido 1946 – 1948, volume col quale Guareschi trasmette ai suoi lettori le atmosfere nebulose che si vanno diradando per lasciare posto a osservazioni prive di illusioni, come in un’altra vignetta a pagina 126 con la quale mostra un’Italia personificata in una donna che viene mutilata da una Mariannona francese e da un fantaccino con stella rossa, mentre un losco figuro le dice: Smettila di gridare! Non capisci che questo è stupido nazionalismo?  E ancora con un’altra vignetta divenuta celebre anche in Francia, che mostra l’Italia smilza e affamata del 1946 con una daga tra le spalle impugnata dalla Mariannona francese che ha tra le proprie spalle un pugnaletto italiano del 1940, arricchita da una didascalia che recita: Siamo pari!

Torniamo ora a Puntoni, che ricorda le lettere di V. E. III al re del Regno Unito Giorgio VI e al presidente degli Stati Uniti  Roosevelt contenenti l’invito a non infierire sull’Italia, e il suo discorso rivolto agli italiani dalla radio, su invito degli Alleati; invito rivoltogli dagli Alleati perché è facilmente presumibile che il Re d’Italia risulti loro utile,  visto che bene o male è un simbolo che rappresenta l’unità degli italiani cobelligeranti occupati da tenere compatti nella lotta contro la Germania. E l’Aiutante di Campo ancora è solidale col suo Re col richiamare alla memoria dei lettori la sua gloria massima quando scrive: … Quanto poco gli italiani hanno conosciuto il Sovrano di Vittorio Veneto! . Puntoni non manca per altro di gettare lo sguardo sulla situazione reale del Regno, con osservazioni dolorose a proposito della situazione di Napoli … Ci sarebbero duecentocinquanta case legalmente ammesse dagli americani, con donne italiane riservate alla truppa statunitense(4).

Un monarchico quindi, Croce, attribuisce a V. E. III la colpa di non essersi opposto all’instaurazione progressiva della dittatura fascista e all’entrata in guerra dalla parte sbagliata; un altro monarchico, Puntoni, cerca attenuanti ai suoi errori e ne ricorda il passato glorioso: Vittorio Veneto. Annotiamo cioè alcune polemiche circa l’operato di V. E. III, alcune da considerarsi quali preliminari alla proposizione di una Luogotenenza del Principe ereditario Umberto, oppure addirittura di una Reggenza quando si preferisca del Principe Umberto mettere in rilievo la filiale passività ubbidiente durante la guerra del 1940 – 1943 combattuta contro gli Alleati piuttosto che aver egli rischiato la vita a fianco degli Alleati divenuti cobelligeranti dell’Italia durante la guerra 1943 – 1945. Mentre registriamo altre polemiche accentuanti invece i lati positivi del lungo regno di V. E. III, anche dopo il 3 settembre del 1943, volte a conservargli la Corona.
Possiamo dunque individuare un primo punto importante per capire il clima del 1946: non ferve solo la discussione circa la scelta istituzionale tra monarchia e repubblica, ma si sviluppa anche, tra monarchici che non contestano l’istituto della monarchia, la discussione circa l’operato di un Re in particolare, di V. E. III.

E se fossimo noi oggi, in questo 2016, a scandagliare giorno per giorno le azioni e l’atteggiamento tenuto da V. E. III negli anni precedenti la velleitaria dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, ci risulterebbe che egli fece di tutto per evitarla oppure che fu corresponsabile dell’intenzione di dichiararla?, e se sì in che misura?
Di certo, quanto a identificarlo completamente con il fascismo, i conti, usi ad essere orfani di svolazzanti disquisizioni semantiche, non tornano, perché – se si accetta l’opinione che il Re sia stato il primo responsabile o almeno un protagonista corresponsabile di entrambi i principali eventi bellici italiani del Novecento – limitandoci all’esame dei due conflitti mondiali che hanno riguardato il territorio nazionale durante il suo regno (1900 – 1946), egli vince due guerre su tre: la Guerra 1915 – 1918 e la Guerra 1943 – 1945, perdendo invece la Guerra 1940 – 1943; mentre il Fascismo perde due guerre su due: la guerra 1940 – 1943 (col Regno d’Italia) e la guerra 1943 – 1945 (con la Repubblica Sociale Italiana).
E il risultato di questa premessa viene anch’esso codificato dai numeri, perché ricordiamo infatti che a compensazione algebrica di quanto guadagnato al territorio della madrepatria con la partecipazione alla Prima Guerra Mondiale voluta da V. E. III con quanto perso con la Seconda Guerra Mondiale da lui non impedita, abbiamo il saldo positivo dell’annessione all’Italia del Trentino Alto Adige; mentre il Fascismo, con le guerre 1940 – 1943 e 1943 – 1945 combattute nell’ambito della Seconda Guerra Mondiale, presenta il saldo negativo della perdita della più parte della Venezia Giulia (inclusa Fiume di cui aveva realizzato l’annessione) oltre che della Dalmazia e di alcuni territori confinari del Piemonte.

(1) – Benedetto Croce, Per la nuova vita dell’Italia.
(2) – Benedetto Croce, Pagine politiche.
(3) – Giovannino Guareschi, Mondo Candido 1946 – 1948 .
(4) – Paolo Puntoni, Parla Vittorio Emanuele III.

Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel 

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