A Mariupol lo chiamarono Mosè

Tra le rovine d’Ucraina
portò due tavole
Lux veritatis

3 maggio 2022

Presero a chiamarlo Mosè.
Iniziarono quando lo videro aggirarsi per le rovine della città massacrata con due pietre levigate tenute in mano.
Vi aveva scritto sopra dieci righe; cinque per pietra.
Nervoso, sporco, qualche straccio addosso, furibondo.
Le mostrava ai carri armati russi.
Non si seppe mai se fosse un patriota ucraino o semplicemente un pazzo assennato.

Ci giocavano ogni tanto, soprattutto i bambini: “Mosè leggici la prima riga!”
E lui replicava: “Preti non fate i chierichetti dei potenti”, e sputava per terra gorgogliando altro catarro vecchio di polmoni vecchi.
La vecchietta curva invece, con voce bassa e dandogli una monetina: “Leggimi la seconda riga”.
Lui, grattandosi l’ennesimo pidocchio sulla veste lacera: “Guai a chi grida di avere Dio solo per sé”.
Sentito il suono di una campana si fermava vicino a un rudere fiammeggiante  imprecando contro i bombardieri ancora vicini: “assassini della Festa”, e lo ascoltavano dal fondo dei bunker improvvisati.
Un soldato russo gli si avvicinò un giorno tra i tanti sporchi di sangue e gli chiese beffardo: “Mosè che dice la tua quarta riga?”
“Che stai disonorando i tuoi genitori morti combattendo per salvare la Russia dai suoi aggressori.”
Poi si mise a farfugliare, a vomitare, a sanguinare dalla bocca mentre cercava con tutte le sue forze di gridare la quinta riga, e tutti attendevano, ma lui aveva la bocca piena di roba sporca che gli veniva su, e allora un vecchio disse per lui l’antica preghiera di due sole parole e tutti tacquero, anche i russi.
Si sedette Mosè e qualcuno gli diede un pezzetto di qualcosa da mangiare, e lui subito di fronte alla piccola folla di ucraini e russi che andavano e venivano cominciò a leggere dalla seconda pietra che teneva in mano, ma si fermò correndo malfermo e si buttò contro un soldato che stava trascinando una bambina dietro un muro e gli sbatté le proprie piccole ossa contro, mentre la bambina riusciva a fuggire dal soldato e il soldato riusciva a sfuggire alla folla in ribellione.
I carri passavano con le povere cose rubate ai poveri e Mosè questa volta peccò lui: tacque e guardò con disprezzo quegli autisti miserabili.
Gli si avvicinò uno studente ancora senza barba e gli chiese: “Leggimi l’ottava riga padre.”
Mosè non rispose ma cominciò a bruciare alcuni bollettini militari.
Poi si sdraiò tra la polvere, su un fianco, in mezzo alla folla ingrossata, e lette la nona e la decima riga, mise la testa sopra le pietre.
E fu così che Mosè morì.

Parlando di lui continuarono a chiamarlo Mosè.
E sembrò loro di continuare a vederlo aggirarsi per le rovine della città massacrata con due pietre levigate tenute in mano.
Ora trasparente e luminoso.
Non seppero mai se in vita fosse stato un patriota ucraino o semplicemente un pazzo assennato.
Ma era la verità e lo amarono. 

“Servizio di leva militare obbligatorio in Italia”  Claudio Susmel

Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
1922 – 2022
Memoria Patriae prima vis

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