La battaglia per l’agricoltura diffusa e per concreti lavori pubblici

L’Opposizione del clic
Summo cum labore bonum publicum

11 novembre 2020

Il lettore di OBLO’ perdoni la parziale riproposta di frasi già presenti nell’articolo precedente, ma è di vitale  importanza l’intento di far capire che lo sforzo di rinnovamento della programmazione economica in Italia deve essere svolto in profondità e non può essere risolto con un cambio di facce e partiti come accadrà se la futura azione governativa dell’attuale Opposizione verrà attuata con lo stesso metodo del clic in atto oggi.

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A parte la micro epica del sottotitolo Brevi nozioni per la massaia rurale che vuol “tirare diritto”, e l’avviso pubblicitario che propone un arredo dell’era descrivendo un Fascio littorio luminoso con vetri bianco, rosso e verde rilegati in ottone”, il libricino dal titolo Seminare e raccogliere espone una serie di brevi nozioni su allevamento di polli, vacche, porci – li chiama ruralmente così, non maiali – pecore, conigli, api, bachi, e ancora brevi nozioni su come tenere l’orto, su Le piante che guariscono i malanni e altro ancora, per terminare con  quella trattazione sulle  cure da  dedicare al  proprio  terreno che viene da definire Ode alla zappa.
Il tutto presenta a intervalli delle massime come: “Chi non semina non raccoglie né poco né molto”, “I popoli che abbandonano la terra sono condannati alla decadenza”, “Ruralità: fatica seria, incessante, amorosa”, e infine “La terra dovrà ridare al mondo la sua serenità e la sua ricchezza”.
Sfido qualsiasi lettore non assiduo di storia del ventennio fascista a desumere da queste massime l’identità del suo autore; potrebbero essere state scritte non necessariamente da un ben noto ex maestro di scuola elementare ma da un qualsiasi educatore di tutti i tempi, specie di quelli di pestilenza, di Covid.
Già, il bambino, cioè il buono di qualsiasi faccenda, nuota talvolta in acque sporche, ma non per questo merita di essere buttato via, e men che meno quella zappa che milioni di bambini educò al lavoro, duro sì, che però gli conservò la vita.
Vita che l’acqua sporca della dittatura tolse a molti di quei bambini sani impiegandoli una volta cresciuti in guerre a mezzo Pianeta; dittatura spazzata via proprio dalla sua stessa acqua sporca, da quelle tante guerre d’offesa cioè che nessuno rivuole.

E la dittatura del clic, la dittatura dei tanti Lucignolo all’Opposizione che non affrontano le programmazioni indifferibili dello Stato in materia di agricoltura diffusa? La dittatura dei candidati ai vari Ministeri che promettono con un clic dopo l’altro del comodo computer, pronto per essere issato a  bordo, sussidi in danaro promessi con infeconda campagna pre elettorale? La dittatura dei partiti che non fanno che promettere risorse da erogarsi con una marea immonda di clic non su campi già irrigati dal sudore del lavoratore ma nelle tasche di fannulloni sterili che escogitano mille modi per sfuggire alla civile chiamata alle armi del lavoro di oggi?
Questa dittatura in fieri quand’è che la fermiamo?
Prima che arrivi a Roma?
A Orte?
Saremo di nuovo tanto vigliacchi da aspettare un altro mancato Stato d’Assedio?
Questa  volta daremo la colpa esclusivamente al Presidente della Repubblica invece che esclusivamente al Re?

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Il lettore di OBLO’ perdoni la parziale riproposta di frasi già presenti nell’articolo precedente, ma è di vitale  importanza l’intento di far capire che lo sforzo di rinnovamento della programmazione economica in Italia deve essere svolto in profondità e non può essere risolto con un cambio di facce e partiti come accadrà se la futura azione governativa dell’attuale Opposizione verrà attuata con lo stesso metodo del clic in atto oggi.
Invece di impegnarsi per una programmazione concreta di agricoltura diffusa con tanto di elenchi di appezzamenti acquistati, o espropriati dallo Stato (solo se incolti da anni nel secondo caso).
Invece di impegnarsi per una programmazione di infrastrutture pubbliche, portate a termine con le stesse modalità poste in essere per il ponte di Genova, con tanto di elenchi delle stesse e dei tempi stabiliti per la loro esecuzione.

Il baratro economico e della rivolta sociale è vicino.
O ci buttiamo dentro il Governo e l’Opposizione del clic o ci finiamo noi.
Tutti.

 “Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

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