L’Italia perde territorio nazionale
senza aver perso una guerra
Ad ruinam consilium
Pare che la cobelligeranza non sia mai un buon affare per l’Italia.
Quella del 1943 – 1947 ci fece ben capire la differenza che passava tra cobelligeranti occupanti, gli Alleati, e i cobelligeranti occupati, noi italiani: col Trattato di Pace del 1947, che la concluse, ci vennero sottratti 8.700 chilometri quadrati di territorio nazionale.
Quella attuale tra cobelligeranti europei, nel Mediterraneo, ci sta spiegando abbondantemente la differenza che passa tra il rigore massimo esercitato nell’applicazione del principio di Dublino nei confronti dell’Italia: ogni migrante sbarcato per la prima volta in Europa sulle nostre coste è giuridicamente un problema nostro salvo esitanti avarissime redistribuzioni negli altri stati della Unione Europea, mentre lo stesso principio è totalmente e quotidianamente disapplicato nei confronti delle nazioni straniere, in quanto violato dalle loro navi militari partecipanti alle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo; ogni nave militare costituisce infatti a tutti gli effetti parte integrante della nazione di cui batte bandiera, quindi i migranti raccolti in mare da quella nave andrebbero sbarcati sulla terraferma nazionale di appartenenza, e non, anche quelli, sulle coste italiane.
Viene insomma occupato il nostro territorio nazionale.
Arrivano in cambio di questa occupazione territoriale gli interessati, ipocriti, lacrimosi complimenti di varie istituzioni planetarie e dei loro rappresentanti.
In cambio delle sottrazioni territoriali che si stavano preparando col Trattato di Pace, le blandizie altrettanto inconsistenti non mancarono neppure durante la cobelligeranza del 1943 – 1947; ma allora avevamo perso la guerra del 1940 – 1943, quella combattuta contro il nemico divenuto in seguito cobelligerante occupante.
Oggi vogliamo addirittura riuscire nell’impresa di perdere territorio nazionale senza aver perso nessuna guerra, senza averla neppure dichiarata?
Il Governo italiano che persisterà nel condurre avanti questa impresa, avrà il diritto di lamentarsi delle batoste elettorali che il senso di giustizia, il buon senso degli elettori gli infliggerà?
N. B. Le righe qui sopra sono già state inserite in Oblo’.
La loro riproposizione vuole essere un grido d’allarme per gli sbarchi che aumentano e per la situazione che degenera sempre più registrando sfrontatezza – e non solo – in aumento da parte di chi è sbarcato, e reazioni individuali senza controllo da parte di cittadini italiani.
I prospettati interventi tampone sul piano economico non potranno mai sostituirsi a un servizio di leva civile obbligatorio per i cittadini italiani, che per un tempo inferiore a un anno sarebbero costretti a svolgere quei lavori che nessuno vuole volontariamente fare, ma che risultano indispensabili per la pacifica convivenza nazionale e per chiudere le porte a una sempre più montante marea di immigrati che accattona alle porte delle chiese, vicino ai bancomat, di fronte ai negozi e altrove.
Pare che la cobelligeranza non sia mai un buon affare per l’Italia.
Nè si vede iniziare una indilazionabile battaglia nazionale a difesa del proprio territorio e della tranquillità dei propri cittadini.
"Servizio obbligatorio di leva civile in Italia" Claudio Susmel
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