La politica dei “due forni” del Regno Unito e il piano “H” della Svizzera.
Manes ut videas
Se prevarrà Brexit, ci auguriamo che non salti su nessun europeo peninsulare ad impersonare il capitano Achab, per fiocinare la balena Moby Uk che vuole navigare libera dalle regole della Comunità Europea.
Meglio per la Comunità Europea restare senza una gamba (il Regno Unito) portatagli via dagli elettori di Moby Uk favorevoli al “Sì”, che perire nei flutti dell’artritico nazionalismo economico britannico insieme a Moby Uk, la balena rosso bianca blu.
Il Regno Unito in Europa c’è sempre stato pienamente solo geograficamente e comunque, anche per la sua storia, in periferia; tuttavia, se i “Sì” degli elettori favorevoli all’uscita politica del Regno Unito dall’Europa prevarranno nelle votazioni referendarie del 23 giugno prossimo, verranno prese dalla Comunità Europea misure economiche e politiche a tutela della stabilità continentale.
E se altre misure, alternative a quelle della Comunità Europea, venissero prese dalla Svizzera?
Se cioè fosse la Svizzera a tutelare e rafforzare quella auspicata Federazione Europea che già esiste e che appunto si chiama Svizzera? Se fosse la Svizzera, con il suo trilinguismo italo franco tedesco, il federalismo etnico forte, l’autonomismo regionale – pardon: cantonale – efficiente, il municipalismo identitario, la moneta e le banche sicure, l’apertura agli stranieri controllata ma continua, l’ambiente tutelato, bitte, non sarebbe meglio?
La Svizzera che, resasi ancora più conto del suo unico punto debole, costituito dalla sua dimensione – non a caso ha già rapporti strettissimi con la più ampia Comunità Europea –, si mette a lavorare sul piano diplomatico per annettersi la parte restante di Francia, Germania e Italia.
Già, non ce ne siamo accorti, o comunque non ne abbiamo piena consapevolezza, ma una federazione di stati europei esiste già, e noi italiani ne siamo cofondatori, anche di questa.
Diamo perciò una mano agli svizzeri nel caso di Brexit. Per esempio rendendo obbligatorio il trilinguismo in tutto il territorio “federale” di Francia, Germania e Italia; tra l’altro vigerebbe anche in Alsazia e Lorena, in Corsica, nel Nizzardo, sulla riva sinistra del Reno, in Savoia, in Val d’Aosta, acquietando mai del tutto sopite frizioni nazionali. Gli incontri intergovernativi trilaterali obbligatori e semestrali si potrebbero svolgere a Berna. Le Guardie di Frontiera di questo territorio potremmo reclutarle in via transitoria solo tra gli svizzeri, per posizionarle ai valichi nazionali e “federali” delle tre nazioni. Sarebbero già trilingue. Un discreto risparmio.
Si approvi o meno il piano “H” (Helvetia) su esposto, è tempo comunque che l’Europa peninsulare vada avanti nel suo storicamente irrinunciabile processo di integrazione senza che nessuno tenti di affondarla, almeno non dal suo interno.
Se il Regno Unito lo vuole, lasciamogli assumere un’identità politica di cerniera tra America ed Europa. A noi italiani non risulterebbe una politica proprio nuova, qualcuno di noi ricorda senz’altro infatti quella democristiana detta dei “due forni”. La “Balena bianca” – così veniva chiamato quel grosso partito – navigò a lungo. Navigherà anche la nazionalistica, opportunistica Moby Uk, anche se sempre più a fatica come dimostra il suo mancato affondamento nelle due guerre mondiali vinte solo grazie al soccorso degli Stati Uniti.
L’importante è che nessun europeo peninsulare salti su a interpretare il personaggio Achab, con l’intento di fiocinarla per vendicarsi dell’amputazione subita, perché perirebbe insieme a Moby Uk.
Lasciamo che ci pensi la Storia.
Per il momento, come ci insegnano gli europei britannici che valgono: Wait and see.
“La Turchia in Europa è la fine dell’Europa” Claudio Susmel
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