Il Regno Unito contro l’unità d’Europa
Vae soli
Il primo ministro del Regno Unito David Cameron ha inviato una lettera al Presidente della Unione Europea Donald Tusk, chiedendo di fissare alcuni punti essenziali per poter assicurare la permanenza delle isole britanniche nella unione politica della penisola europea.
Uno di questi prevede la possibilità di mantenere la sterlina quale moneta nazionale senza per questo contare meno rispetto alle nazioni europee che hanno adottato l’euro.
Il che corrisponde se non a una dichiarazione di guerra immediata contro l’unità d’Europa per lo meno a una battaglia che lascia intatta, a isole fisicamente vicine alla penisola europea ma pressoché contigue linguisticamente e politicamente alla penisola nord americana, la possibilità di dichiararla in seguito. La costituenda Federazione Europea infatti è già sufficientemente poco coesa visto che manca di Forze Armate Europee (salvo sporadici temporanei frettolosi assemblaggi), di Guardie di Frontiera Europee e di parecchia altra roba utile a costruirla, mentre la comune moneta dell’euro costituisce, con tutti i suoi limiti, uno dei pochi pilastri che se non sorregge ancora un tetto comune, appare però idoneo a sostenerlo ove venisse progressivamente messo su.
David – nomen omen – sta usando una fionda contro un presunto Golia?
La Merkel non ha nulla a che spartire con Adolf Hitler, né Hollande con Napoleone Bonaparte, né Renzi con Napolione Buonaparte – via! – ; gli europei non si sono uniti (a metà) per imposizione esterna di un tiranno ma per libera deliberazione di parlamenti nazionali sovrani. Dunque l’avversario Golia è inventato di sana pianta, a meno che David non lo voglia identificare in una prossima indesiderata Federazione Europea con proprie Forze Armate e con un’unica moneta, che ridurrebbe il Regno Unito – con o senza la Scozia? – ad un ruolo importante ma pur sempre soggetto a regole comuni fissate dal “Continente” su iniziative e consensi maggioritari di cittadini europei non nati esclusivamente nelle sue isole.
Quanto alle armi in dotazione a David, sembra proprio che il primo ministro britannico sia nelle condizioni di voler dettare legge a un gigante istituzionale, zoppo ma pur sempre gigante, avvalendosi solo di una fionda, quella del suo bluff. E’ noto infatti che banche, grandi imprese, e metà circa della popolazione del Regno – oltre o compresa la Scozia? – non gradiscono l’ipotesi di un isolamento che prospettano tutt’altro che splendido, mentre Stati Uniti, Cina e altri ancora ricordano in vario modo a David il peso economico politico del Regno che per il momento, a fatica, rappresenta ancora unito.
Nell’Ottocento Bismark disse dei britannici: “Costoro non vogliono essere amati da noi”.
Nel Duemila è ragionevole pensare che neanche gli europei peninsulari ci tengano ad essere amati da loro, limitandosi a chiederne il rispetto.
David sta attento ai troppi bluff: tutte le volpi finiscono in pellicceria.
P.S. Quanto sopra è stato scritto prima dell’attentato di Parigi, effettuato la settimana scorsa dall’Isis, che ha causato oltre centotrenta morti.
Si può dire ora ancora di più che gli attentati all’unità d’Europa per peccato d’omissione imputabile a pigrizia programmatica comunitaria o peggio ancora per futili, vacui, bizzosi protagonismi nazionalistici da avanspettacolo partitico mediocrissimo, costituiscano complicità morale piena con gli attentati del terrorismo internazionale.
Quest’ultimo tragico carosello di morti insanguinati invita gli europei ad unirsi ancora più velocemente con un’unica moneta, un unico esercito e un solo ministero degli interni, eliminando ogni compiacenza nei confronti della miserabile volpuccia di turno.
Claudio Susmel
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