Francesco I tra Argentina Italia e Canada

La Patria di due Patrie
e la soave dolce favella.

Memento atque age

L’Argentina ha una popolazione che discende per circa un terzo da italiani e per circa un quarto da spagnoli.
Patria di due Patrie, ha però per lingua ufficiale solo lo spagnolo, mentre è orfana dell’italiano.

La proficua assenza di impegni coloniali e del conseguente sopruso linguistico da imporre a nazioni straniere, non è stata fino ad ora sufficiente al Governo Italiano per ottenere o comunque chiedere l’ufficialità per la lingua italiana in Argentina.
Un modesto tentativo è stato fatto da uno Stato estero: la Città del Vaticano, che nominando Papa un argentino, nipotino del nostro italico  Piemonte, sta facendo sì che il suo personale bilinguismo costituisca un buon esempio per i suoi connazionali.
Il metodo non è evidentemente praticabile su larga scala.
Francesco I però, come si conviene alla sua professione, parla spesso di misericordia, e non vorrà perciò omettere di invocarla anche per degli orfani, per quanto solo dal punto di vista linguistico; anche perché a trascurare una lingua di famiglia si finisce per avere in casa – magari un po’ in periferia, su delle isole – una lingua straniera.

Giusto in questi giorni, in Canada, sta effettuando un viaggio per chiedere scusa ai nativi orfani di lingua costumi e cultura propri.
Speriamo dunque si adoperi anche perché torni presto agli argentini la lingua di tanti dei loro nonni.
La soave dolce favella che egli, uno di loro, parla oggi tra Cielo e Terra.

"Servizio di leva militare obbligatorio in Italia"  Claudio Susmel

1922 – 2022
Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
Memoria Patriae prima vis

La Turchia in Europa?

Ma non è sempre stata in Asia?
In medio stat

26 luglio 2022

Il processo di adesione della Turchia alla costituenda Federazione Europea favorirà la democratizzazione delle sue istituzioni. Chi l’ha detto? Troppi. Detto o scritto con parole simili.
C’è chi non vede l’ora di confinare con Siria, Iraq, Iran, Armenia e Georgia? Evidentemente ritiene che siano confini non bisognosi di sorveglianza nonostante i nuovi valichi che, sorti dall’adesione della Turchia alla Federazione Europea, potrebbero essere attraversati a piedi dai cittadini di quei paesi.
Ma andiamo con ordine.
La Turchia è quella nazione che ha una parte minima del suo territorio in Europa, a ovest del Bosforo, del Mar di Marmara e dei Dardanelli.
È possibile ipotizzare che questa manina aggrappata ad Europa sconfessi Atlante riuscendo a trascinarsi dietro il resto del corpo, asiatico? In Turchia non è l’Asia a essere minore, è l’Europa che è minore.
È possibile, e non invece infinitamente presuntuoso e velleitario, ritenere che cultura storia e tradizioni secolari di questa nazione possano essere modificati dall’azione di uno o più precari ministeri di un’Europa non proprio saldamente coesa?
Sembra invece più realistico, visto che il mare divide per breve tratto la parte geograficamente europea da quella asiatica, individuare nella Turchia una cerniera tra l’Europa e l’Asia; una cerniera funzionale ai rapporti pacifici tra i due continenti, con garanzie internazionali che ne garantiscano l’indipendenza.
I recenti tentativi di mediazione tra Ucraina e Russia per favorire l’esportazione del grano ucraino dai territori dei due belligeranti in guerra costituiscono un primo esempio – non disinteressato – di quella azione mediatrice cui si è accennato.

Qualche anno fa la Croazia è entrata a far parte dell’Unione Europea; i suoi confini hanno raggiunto così la Serbia, la Bosnia-Erzegovina e il Montenegro.
Si è potuta esaminare la Storia con più libertà? Si potrà esaminare con più libertà oltre quella della Risiera di San Sabba e della Foiba di Basovizza, anche quella riguardante l’Isola Calva (Goli Otok), l’isola a sud est del Golfo del Quarnaro, dove trovarono torture e morte anche tanti italiani?
Il lavoro comunque non mancherà.
Non c’è proprio bisogno di cercarne dell’altro in Asia.

 "Servizio di leva militare obbligatorio in Italia"   Claudio Susmel

1922 – 2022
Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
Memoria Patriae prima vis

Nel 2022 ricordare il 9 giugno 1940

Ovvero dell’elogio della pausa
in guerra come a teatro
Nocere casus non solet constantiae

14 luglio 2022

L’attore professionista sa quanto la pausa sia difficile durante quella che, anche se muta, si chiama comunque azione scenica.
Anche nel teatro di guerra è difficile stare in silenzio e immobili, meno difficile se ci si limita a perseguire obiettivi irredentistici.

Durante la Seconda Guerra Mondiale fummo bravi attori sulla scena internazionale fino al 9 giugno del 1940; restammo neutrali rispetto al conflitto europeo in corso tra nazioni che non si erano certo mai dissanguate per noi.
Restando neutrali in un conflitto esteso si rischia di perdere un ruolo da protagonisti, ma proprio i bravi attori al momento opportuno sanno restare in ombra.

L’attore esperto trova il coraggio per restare impassibile di fronte a una macchina teatrale che irrompa intempestivamente dall’alto o dal fondale, e si concentra per preparare la battuta seguente con le varianti di tempo e di tono dettate dalle circostanze impreviste.
Ci vuole coraggio paziente e cauto anche di fronte al rischio di un’invasione improvvisa, coraggio operoso e dissimulato per potenziare tutte le risorse civili e militari della Nazione.

Metafore a parte, è risaputo che con i se e con i ma la storia non si fa; riflettendo sui nostri errori e ipotizzando di aver tenuto comportamenti diversi non cambieremmo quindi il risultato delle nostre azioni di allora.
I se e i ma servono però ad esaminare le possibili varianti comportamentali future, visto che è altrettanto risaputo che la storia si ripete.
Ed allora, per stabilire un minimo denominatore comune di popolo che neghi ai potenziali invasori transalpini di domani l’opportunità criminale di sottometterci di nuovo perché di nuovo divisi, è utile fissare nella mente i nostri confini naturali, mettendo le Alpi e i mari tra noi e i rinunciatari, tra noi e gli imperialisti. Così che se in futuro nessuna nuova oligarchia planetaria di macellai li dovesse minacciare direttamente e immediatamente, ci possa risultare gradita una pausa più lunga di quella osservata fino al 9 giugno del 1940, una pausa che duri sino alla fine di una non auspicata prossima guerra.

Quanto al problema di coscienza nazionale di fronte ai drammi degli ipotetici belligeranti, potremmo risolverlo ospitandone i bambini, ma con la rigida esclusione dei rispettivi genitori in armi.
I permessi e i divieti d’ingresso sul territorio nazionale sarebbero concessi a tutti senza distinzione di razza, religione, nazionalità, opinioni politiche, sesso, e quant’altro.

"Servizio di leva militare obbligatorio in Italia"         Claudio Susmel

1922- 2022
Centenario dello Stato d’Assedio non firmato
Memoria Patriae prima vis