Informazioni su Fiume

Giornalista pubblicista. Cercatore di storia.

5-Le trattative per i confini italiani nella Triplice Alleanza

Ai politici italiani
perché non diano la mano a chi occupa ancora oggi
territorio naturale italiano
Ad Alpes

22 settembre 2025

Il quinto paragrafo dal saggio:

Confini naturali e confini politici
per la Venezia Giulia e per la Dalmazia
nelle trattative
tra il Regno d’Italia, la Triplice Alleanza, l’Intesa, e l’Associato
(1914 – 1920)

5-Le trattative per i confini nella Triplice Alleanza
L’Austria – Ungheria, dopo avere dichiarato guerra alla Serbia, negli anni 1914 e 1915 propose dei territori all’Italia perché non entrasse nel conflitto in corso a fianco dell’Intesa.

Leggiamo Franco Bandini: “[…] l’Austria non pareva incline ad offrire che il Trentino (e non tutto), con qualche miglioramento a Trieste […]”(7).
E Aldovrandi Marescotti, che scrive del telegramma del Kaiser Guglielmo al Re Vittorio Emanuele III nel prima metà del maggio 1915: “[…] Je suis sur (^) que le differences qui existent entre l’Autriche – Hongrie et l’Italie peuvent etre (^) aplasie pacifiquement. Mon Gouvernement met tous ses efforts à contribuer à l’amitiè entre nos deus Pays si fertile en bienfaits pour l’Italie. Guillaume” (8).
E Sidney Sonnino, quando scrive alle ambasciate italiane all’estero denunciando la crescente insofferenza per il vecchio patto formale della Triplice Alleanza (20 maggio 1882), mettendo in rilievo la snazionalizzazione dell’identità italiana perseguita dall’Austria – Ungheria nei territori adriatici. Osserviamo che le richieste italiane di revisione di confine con l’Austria – Ungheria, che per il Patto della Triplice Alleanza danno “[…] diritto a compensi fra gli Alleati in caso di occupazioni temporanee o permanenti nella regione dei Balcani”, furono manifestate dopo la dichiarazione di guerra dell’Austria – Ungheria alla Serbia: “[…] dichiarammo che i compensi contemplati sui quali doveva intervenire l’accordo, dovevano riflettere territori trovantisi sotto il dominio attuale dell’Austria – Ungheria.” Sonnino sottolinea la lunghezza delle trattative tra Italia e Austria che durarono per mesi: “[…] e solamente alla fine di marzo dal barone Burian ci venne offerta una zona di territorio compresa in limiti lievemente a nord della città di Trento […] la cessione del territorio nel Trentino non doveva […] effettuarsi immediatamente, secondo noi chiedevamo, ma alla fine dell’attuale conflitto […] la offerta non poteva soddisfarci […] Solo dopo un altro mese di conversazioni, l’Austria – Ungheria si indusse ad aumentare la zona di territorio da cedere nel Trentino […] Dall’atteggiamento seguito dall’Austria – Ungheria dai primi di dicembre alla fine di aprile risultava chiaro il suo sforzo di temporeggiare senza venire ad una pratica conclusione”. L’11 maggio arrivano le ultime concessioni in materia di revisione confinaria fatte dall’Austria – Ungheria col beneplacito della Germania, ritenute insufficienti, “[…] offerte che, ad ogni modo, non potevano più essere da noi accolte […]”(9), e in nessun caso immediate, come ancora rileva Sonnino, neppure per il Trentino.

Colloqui dunque che manifestano chiaramente l’insoddisfazione dell’Italia per lo stato di cose creatosi dopo la dichiarazione di guerra dell’Austria – Ungheria alla Serbia, e che verrà codificata con la stipula del Patto di Londra il 26 aprile 1915, la denuncia del Trattato della Triplice Alleanza comunicata all’Austria – Ungheria il 4 maggio 1915, e l’ingresso nella Prima Guerra Mondiale a fianco dell’Intesa il 24 maggio del 1915, per combattere la sua Quinta Guerra d’Indipendenza fino al 4 novembre 1918, dopo quelle degli anni 1848, 1859-60, 1866, 1870.

Da segnalare la posizione assunta a favore della neutralità da Giovanni Giolitti, che garantì in seguito la sua fedeltà al Governo e al Re “[…]in quella via che creda di seguire per la tutela dei nostri diritti e per assicurare all’Italia il posto che le spetta nel mondo […]”(10), Giolitti, che poi sostenne la validità del Trattato di Rapallo anche per via dei confini naturali con esso acquisiti dall’Italia (10a) .

(7) F. Bandini, Il Piave mormorava pag. 30, Milano, 1965.
(8) L. Aldovrandi Marescotti, Nuovi ricordi pag. 223, Milano, 1938.
(9) L. Aldovrandi Marescotti, N. R. cit. pagg. 234/244.
(10) G. Giolitti, Memorie della mia vita, secondo volume pagg. 517,518, Milano, 1922.
(10a) G. Giolitti, Memorie cit. secondo volume pag. 604.

P.S. Ai paragrafi precedentemente impaginati e a questo ne seguiranno altri, ciascuno dei quali potrà essere riprodotto a titolo gratuito in qualsiasi forma, cartacea o non cartacea, alla sola condizione di indicarne la fonte: OBLO’ – www.claudiosusmel.it

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis

4-Il tratto di confine naturale italiano coincidente col confine naturale in Dalmazia

Al Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana perché conosca i confini naturali d’Italia non facendosi ingannare
dai falsificatori della Geografia.
Ad Alpes

19 settembre 2025

Il quarto paragrafo dal saggio:

 Confini naturali e confini politici
per la Venezia Giulia e per la Dalmazia
nelle trattative
tra il Regno d’Italia, la Triplice Alleanza, l’Intesa, e l’Associato
(1914 – 1920)

4-Il tratto di confine naturale italiano coincidente con quello naturale della Dalmazia
Attraversata la Depressione delle Conche (limite naturale fra la Venezia Giulia e la Dalmazia come già scritto), ha inizio il tracciato del confine naturale della Dalmazia  che volge a sud est, raggiungendo il Monte Bittorai di metri 1.386 e il Monte Visevica di metri 1.428, passa attraverso il Passo di Segna (Porta Liburnica o Valico di Vratnik) da cui hanno inizio le Alpi Bebie delle quali segue il displuvio fino al Monte Cucco di metri 1.650, il Monte Vissocizza di metri 1.619, il Monte Santo di metri 1.753, prosegue verso est volgendo verso nord fino in prossimità della sorgente del fiume Zermagna, percorre i circa dieci chilometri lungo il tratto di congiunzione tra le le Alpi Bebie e le Alpi Dinariche passando pochi chilometri a nord della sorgente del fiume Zermagna.
Le Alpi Bebie delimitano così una striscia di pianura lunga e stretta con le isole che la fronteggiano, quelle Alpi Bebie che sono a ridosso della pianura e del mare come lo è quasi ovunque la linea delle Alpi Dalmatiche (comprendenti le Bebie come già scritto) che separa la Dalmazia dalle terre retrostanti, separazione avvalorata dall’appartenenza al bacino idrografico del Mar Adriatico dei corsi d’acqua che sorgendo e scorrendo a occidente delle Alpi Bebie sfociano nel Canale della Morlacca in Adriatico.

Individuata la prosecuzione del confine naturale della Dalmazia nella linea costiera delle Alpi Dinariche, il confine prosegue per il loro displuvio che a nord delle sorgenti del fiume Zermagna e del fiume Cherca tributari dell’Adriatico, e non lontano dalle sorgenti del fiume Una tributario della Sava a sua volta affluente del Danubio che sfocia nel Mar Nero, raggiunge il punto dove la Dalmazia ha l’entroterra più ampio, il punto di maggiore distanza della linea costiera delle Dinariche dal Mare Adriatico, da Punta Planca oltre 90 chilometri; in direzione sud est il confine naturale raggiunge il Monte Dinara di metri 1.831 che si eleva a 55 chilometri in linea d’aria dalla città costiera di Sebenico; dal Monte Dinara, ancora in direzione sud est il confine raggiunge il Monte Trecapi di metri 1.913, il Monte Camesnizza di metri 1.810, il Monte Biloco di metri 1.762 che sovrasta il Canale della Brazza; raggiunge il Monte Orien di metri 1.895 a nord ovest della città costiera di Perasto, si eleva intorno alle Bocche di Cattaro col Monte Leone di metri 1.759; il confine naturale dell’intera Dalmazia prosegue coi Monti Rumia elevantesi col Monte Rumija di metri 1.593, e termina  al fiume Boiana.
Le Alpi Dalmatiche separano la Dalmazia di Cirquenizze, Carlopago, Zara, Sebenico, Traù  e Spalato dalla Croazia, la Dalmazia di Ragusa dalla Bosnia Erzegovina, la Dalmazia di Cattaro, Bar e Dulcigno dal Montenegro.

Il Mare Adriatico bagna le oltre mille isole che, con Cherso, Lussino, Asinello, Veglia, Pervicchio e le altre isole del golfo del Quarnaro fronteggiano le coste della Venezia Giulia, mentre con Gregorio, Arbe, Goli, Pago, Ugliano, Lunga, Incoronata, Brazza, Lesina, Lissa, Curzola, Lagosta e Méleda, per citarne solo alcune tra le più estese, fronteggiano le coste della Dalmazia; tenendo presente però che la contiguità delle isole fronteggianti la costa orientale dell’Adriatico non si interrompe dal golfo del Quarnaro al fiume Boiana  (5).
Nel mezzo del Mare Adriatico emerge l’Arcipelago di Pelagosa, non lontano dalle isole pugliesi Tremiti fronteggianti il Gargano (6).

(5) Per confrontare dettagliatamente i territori citati con i tracciati dei confini naturali della Venezia Giulia e della Dalmazia
suggeriti, si rimanda in particolare alle carte 1: 100.000 dell’Istituto Geografico Militare, Firenze, anni vari.

(6) C. SUSMEL, L’italianità geografica dell’Arcipelago di Pelagosa. Conteso da secoli è più vicino alla Puglia che alla Dalmazia, in “FIUME”, n. 1-6, Roma, 2014, pp. 81-86, Anno XXXIV.

P.S. Ai paragrafi precedentemente impaginati e a questo ne seguiranno altri, ciascuno dei quali potrà essere riprodotto a titolo gratuito in qualsiasi forma, cartacea o non cartacea, alla sola condizione di indicarne la fonte: OBLO’ – www.claudiosusmel.it

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis

3-Il tratto di confine naturale italiano coincidente con quello naturale della Venezia Giulia

Ai giornalisti italiani perché conoscano i confini naturali d’Italia
non facendosi ingannare dai falsificatori della Geografia e della Storia
Ad Alpes

16 settembre 2025

Il terzo paragrafo dal saggio:

Confini naturali e confini politici
per la Venezia Giulia e per la Dalmazia
nelle trattative
tra il Regno d’Italia, la Triplice Alleanza, l’Intesa, e l’Associato
(1914 – 1920)

3 – Il tratto di confine naturale italiano coincidente con quello naturale della Venezia Giulia
E’ costituito a nord dalle Alpi Carniche che separano la Venezia Giulia dall’Austria, e si individua a est del Monte Acomizza sulle Alpi Carniche fino al Monte Termine sulle Alpi Giulie; è costituito a est dalle Alpi Giulie che, evidenziate dalla cima del Monte Tricorno di 2.863 metri svettante vicino all’attuale confine tra Austria e Slovenia e dalla cima del Monte Nevoso di 1.796 metri svettante a  nord di Fiume, separano il Friuli Venezia Giulia dalla Slovenia e dalla Croazia, ed evidenziate  dalla cima del Monte Risnjak di 1.528 metri svettante a nord est di Fiume separano l’Italia dalla Croazia.

Sul territorio spartiacque del tratto mediano del confine naturale delle Alpi Giulie, che insiste da un punto ad ovest di Potoc del Confine fino a un punto a sud della cima del Monte Nevoso si possono individuare tre linee:
1) in direzione sud est, passando a nord di Longatico attraverso il valico di Nauporto e a sud dei corsi d’acqua che finiscono per confluire nel fiume Lubiana (Ljubljanica), proseguendo per il rilievo di Nauporto a sud dei corsi d’acqua pertinenti al bacino del Mar Nero e a nord del corso del Cerkniscica che alimenta il lago di Dolenje nel bacino chiuso di Circonio, proseguendo a sud ovest tra i corsi d’acqua pertinenti al bacino del Mar Nero e a quello del Mare Adriatico, poi prevalentemente per basse alture in direzione sud ovest verso il Monte Nevoso di metri 1.796.
2) a sud ovest verso la Val Voluria, proseguendo in direzione generale sud est nel solco dei Bacini Chiusi di Gottedrasizza, Calce, Planina, Unec, Rachech, Zirknitz (Lago Circonio), piana di Cosarce, piana di Babino Polie, poi prevalentemente per basse alture in direzione sud ovest verso il Monte Nevoso di metri 1.796.
3) a sud ovest verso la Val Voluria, proseguendo attraverso la Val Voluria in direzione sud est verso Vitez, ancora a sud est verso il Monte Corno di metri 944, proseguendo per alte cime con arco convesso verso nord est che raggiunga poi a sud est il Monte San Lorenzo di metri 1.019, volgendo in decisa direzione sud est fino al Monte Pomario di metri 1.268 e poi al Monte Scodonicco di metri 1.260, e ancora verso il Monte Lenciaio di metri 1.235 e verso il Monte Nevoso di metri 1.796 (2).
Il tratto mediano da Idria al Monte Nevoso venne indicato genericamente nel patto di Londra, lasciando quindi la possibilità di scegliere una delle linee individuabili sul suo territorio spartiacque; l’Italia avrebbe scelto quella più occidentale  (la più simile a quella su indicata col numero 3), come risulta evidente dalle trattative intercorse con le sue controparti – per continuità orografica col suo sistema alpino?, per esigenze militari?, per ottenere maggiore coesione etnica? -, linea che costituirà la base del confine poi statuito dal Trattato di Rapallo (3).

Dal Monte Nevoso il confine naturale prosegue con direzione sud est fino al Monte Risniak di metri 1.528, prosegue dal Monte Risniak in direzione sud fino al Monte Glavica di metri 1.160 e alla quota di metri 1.131.
Dalla quota 1.131 il confine naturale prosegue per la dorsale montuosa che presenti la maggiore continuità in direzione del Bittorai, che costituisce l’inizio del sistema alpino dalmatico, fino alla Depressione delle Conche, prosegue in direzione generale sud ovest fino alla quota 56 della costa a est del Vallone di Buccari fronteggiante il Canale del Maltempo e lo Scoglio San Marco; lasciando lo Scoglio di San Marco, Veglia e Pervicchio all’Italia, e il litorale fronteggiante queste isole alla Dalmazia.

Non viene suggerita l’ipotesi di confine naturale della Venezia Giulia esteso al Monte Bittorai che si eleva a est della Depressione delle Conche, proposto da Cesare Battisti sulla carta “La Venezia Giulia fisica”(4), ritenendosi la Depressione delle Conche un limite fisico ben individuabile tra il sistema delle Alpi Giulie e quello dalmatico di cui il Monte Bittorai costituisce l’inizio settentrionale.

(2) C. SUSMEL, I confini naturali d’Italia“ tavv. 29A – 29B – 30 – 31A, Sassari, 2011.
(3) C. SUSMEL, L’accordo di Londra cit. pag. 101.
(4) S. SLATAPER, Confini orientali, carta ripiegata a fronte pag. 48, Trieste, 1986, riprodotta da C. BATTISTI, La Venezia Giulia, Novara, 1919. 

P.S. Ai paragrafi precedentemente impaginati e a questo ne seguiranno altri, ciascuno dei quali potrà essere riprodotto a titolo gratuito in qualsiasi forma, cartacea o non cartacea, alla sola condizione di indicarne la fonte: OBLO’ – www.claudiosusmel.it

“Leva civile e militare obbligatoria in Italia”  Claudio Susmel

1924 – 2025
Centounesimo anniversario dell’annessione di Fiume all’Italia
Memoria Patriae prima vis