Spazio vitale

Lo Zar affamato
e l’Italia smagrita
Terra

Essad el Bey nel suo Stalin (1) descrive il mondo caucasico nel quale crebbe il futuro dittatore georgiano delle russie: ruvido, per usare un eufemismo.

Colpiscono nel libro le descrizioni delle rapine compiute da Zar Stalin per la causa, e, per esempio, quanto scritto a proposito di un attentato terroristico compiuto dal foltobaffuto Zar georgiano ai danni del governatore russo di Tiflis, capitale della Georgia allora facente parte dell’Impero zarista. Tutto giustificato per i nobili fini della rivoluzione bolscevica?
Nel settembre del 1939 Zar Stalin si sarebbe alleato con Hitler occupando la Polonia orientale. Per la sicurezza del popolo russo sovietico?
A Seconda Guerra Mondiale conclusa, combattuta da Zar Stalin a fianco dei più forti del momento così come in quella polacca del 1939, ancora si sarebbe espanso a ovest occupando Cecoslovacchia, Ungheria e altre nazioni ancora. Bisognava fronteggiare lo schieramento occidentale che andava consolidandosi ai confini della ex Santa Madre Russia?

Ora Zar Putin occupa parte dell’Ucraina col beneplacito di fatto – salvo innocue escursioni verbali antitetiche – degli statunitensi. La N. A. T. O. si sarebbe avvicinata troppo ai confini sud occidentali della ex ex Santa Madre Russia?

Viene da pensare che lo spazio vitale sia stato un concetto di ideazione nazista, ma di fatto realizzato dai russi, di volta in volta totalitaristi zaristi, comunisti sovietici, o presidenti repubblicani con la tendenza alla riconferma vitalizia del mandato.
Sembra che lo Zar repubblicano di oggi, come lo Zar imperiale e lo Zar sovietico di un tempo, non intenda smettere di commettere l’errore di voler soddisfare una fame smisurata di terra, nella illusione che quanto più distanti saranno i confini dalla capitale russa tanto più sicura risulterà questa e lo stato che la circonda.

Un errore contrapposto a quello commesso dall’Italia che ha la Malavita Organizzata nelle Isole Maltesi, la Francia in Corsica e sui versanti orientali dei valichi alpini di Piemonte e Val d’Aosta, la Svizzera nel Canton Ticino e nel Canton dei Grigioni, la Slovenia nell’Alto Medio Isontino e in Istria, la Croazia in Istria, Fiume e Dalmazia. Per il bene della pace?
Della pace della lingua italiana ridotta al lumicino in quelle terre geograficamente italiane.
E degli esuli italofoni di varie epoche costretti ad abbandonarle.
E dei posti di lavoro per gli italiani residenti all’interno dei confini nazionali politici  che oggi vengono schiacciati in un territorio reso sempre più piccolo da un Governo che lascia entrare in Italia diecimila stranieri al mese.

Per il bene della Pace?
O per vigliaccheria istituzionale, politica, governativa, morale?

(1) – Essad Bey, Stalin, Milano, Treves – Treccani – Tuminelli, 1932

         Trilinguismo obbligatorio in Francia Germania  Italia   Claudio Susmel

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