Improntitudine statunitense, chiacchiericcio europeo, astuzia euroasiatica e presunzione polacca
Foederatae Europae civitates sine mora
Donald Trump, per affermare il suo predominio sul Pianeta, non ha ancora dismesso del tutto le starnazzate dialettiche da disneyano Donald Duck, anche se si è auto imposto una cintura di contenimento rappresentata da più di un collaboratore avvezzo a usare il freno a mano della moderazione, non solo verbale.
Più responsabili di governo europei si riuniscono e filosofeggiano sul futuro dell’Europa, soprattutto militare, senza che i Fori Imperiali, la Porta di Brandeburgo o i Campi Elisi vedano sfilare almeno qualche migliaio di soldati europei trilingue perfettamente addestrati culturalmente, militarmente e psicologicamente a difendere ogni parte della Comunità Europea come se fosse quella di nascita dei loro genitori.
Intanto il profilo magro, occhiuto e sornione a un tempo, di Vladimiro Putin, Zar di quasi tutte le ex Provincie Sovietiche, osserva, allungando ogni tanto lo zampotto predatore.
Chi vincerà questo ennesimo giro di Monopoli nel Grande Gioco delle Nazioni?
Certamente non le piccole rissose nazioni europee, se continueranno a partorire chiacchiere che ormai risultano patetiche e tragiche per la vacuità operativa e programmatica dei loro Governi, quotidianamente impegnati in una neanche tanto sottaciuta valutazione del proprio peso nell’assemblaggio del Vecchio continente: la Francia è consapevole di avere l’armamento nucleare, la Germania di esercitare lo strapotere economico, l’Italia di essere al centro del Mediterraneo, la Spagna di controllare il valico oceanico di Gibilterra.
Un sorriso mesto viene in particolare suscitato dalla lettura dei resoconti giornalistici sul Monopoli internazionale giocato dai polacchi: ci tengono a conservare quanta più sovranità nazionale possibile. Immemori dell’invasione sovietico tedesca subita nel 1939 e poi di quella sovietica del 1945, non hanno ancora capito che se nel passato nessuno voleva morire per Danzica, figuriamoci se lo vogliono fare oggi quei milioni di europei che la storia di quelle invasioni la ricordano perfettamente, avendo per di più sotto gli occhi la cronaca di quelle attuali dell’Ucraina e della Siria ancora una volta portate avanti dal loro confinante (ex sovietico) russo.
Se raggiungere Parco della Vittoria sarà difficile per chiunque dei giocatori del Pianeta, certamente risulterà impossibile per la presuntuosa Polonia e i suoi tre compari di Visegrad.
Nessun europeo sarebbe disposto a morire per una cocciutaggine storica così miope.
Anche se nessuno ne godrebbe, perché l’Orso è un animale simpatico e affascinante, ma solo visto da lontano.
“Trilinguismo obbligatorio negli eserciti dell’Unione Europea” Claudio Susmel
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