Torniamo in Africa, ma a tempo determinato

Un ettaro “chiavi in mano” per la Libia
Ut res domesticas scribeamus carpent poma adversarii

Mance a parte (in denaro o mezzi), l’ordine pubblico in Libia non migliora.

Fino a quando non si faranno progetti di un qualche respiro volti a garantire non un reddito di cittadinanza gratuito – con i proventi del petrolio – ma un’occupazione veramente utile, rimunerata inizialmente dallo Stato libico e dalle Organizzazioni Internazionali ma in seguito solo dagli sforzi dell’interessato, non se ne uscirà; anzi il tutto peggiorerà, asfissiato da un valanga di chiacchiere galleggianti su una palude di sangue, e di ozio a volte pretestuoso.
Quanto spazio incolto esiste in Libia, nazione di 1.676.198 chilometri quadrati con una densità di 4 abitanti a chilometro quadrato?(1); la risposta esatta è assolutamente inutile, immenso essendo il territorio nazionale a disposizione dei suoi cittadini.
E se l’Italia pianificasse per un certo numero di famiglie un ettaro “chiavi in mano”?.
L’ettaro di famiglia “Oasi”, con tecnici, collaboratori, prodotti, attrezzatura iniziale e piccola abitazione forniti dall’Italia, per dare a quanti più nuclei familiari possibili un incentivo arginante la voglia di varcare il mare; a nuclei familiari libici storici o d’importazione.

Già, bisognerebbe però lavorare al progetto per un certo tempo, e i suoi frutti, stabili ma non immediati, andrebbero magari a vantaggio di un Governo di chi sa quale coalizione di  partiti oggi all’opposizione.

(1) – Calendario Atlante De Agostini 2016.

La Turchia in Europa è la fine dell’Europa      Claudio Susmel

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