L’Italia sotto assedio a Bardonecchia, al Brennero, nel Canale di Sicilia, nel Mare dell’Arcipelago sardo corso toscano e nel Mediterraneo orientale

Chi protegge i confini italiani?
Pro Patria pugnare

Sembra un assedio.

La Francia ha rivendicato a suo tempo, e nel 2015, la sua sovranità anche su parti della cima del Monte Bianco oltre lo spartiacque, tra Italia e Francia, più evidente di tutta l’Europa occidentale: pudore dove sei?.
L’Italia ha replicato con un’interrogazione parlamentare.

Il cancelliere austriaco Kurz si è recentemente rivolto ai consiglieri provinciali italiani dell’Alto Adige e all’Ambasciatore italiano a Vienna invitandoli a partecipare a una riunione convocata al fine di esaminare la possibilità di dare anche un passaporto austriaco a cittadini italiani altoatesini.
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano, saputo dell’invito ha emesso un comunicato col quale ha deciso – con inusuale opportuna fermezza – che l’Italia non parteciperà all’incontro, qualsiasi discussione sul tema dovendosi tenere eventualmente solo tra Roma e Vienna, e non con una Provincia della Repubblica italiana. Il ritrovato Ministro degli Esteri Angelino Alfano ha ribadito il fatto che Bolzano non è titolata a negoziare al pari della Repubblica Italiana, aggiungendo che si opporrà prontamente con ogni possibile misura ad un atto che violerebbe il diritto internazionale, sottolineando infine il principio dell’unità e della indivisibilità dello stato italiano.

E’ stato a suo tempo firmato l’accordo di Caen tra Italia e Francia per cui alcune zone marine sottoposte a sovranità italiana  intorno all’Arcipelago sardo – corso – toscano sarebbero state cedute alla Francia.
L’allarme lanciato in merito alla questione da Giorgia Meloni ha sollecitato le dichiarazioni italiane e francesi circa la non effettività giuridica e fattuale dell’accordo, non essendoci stata la ratifica del Parlamento italiano.

Doganieri francesi armati hanno fatto irruzione a Bardonecchia, Italia.
Proteste italiane immediate, incluso il richiamo dell’ambasciatore francese in Italia, mentre il responsabile del ministero francese dell’Azione e dei Conti pubblici, Gérald Darmanin, ha replicato che non c’è stata nessuna violazione della sovranità italiana, soltanto un stretta applicazione dell’accordo del 1990 che consente di effettuare da una parte e dell’altra delle frontiera dei controlli.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu dichiara che migliaia di migranti africani ospitati da Israele sarebbero ricollocati anche in Italia.
A seguito della smentita dell’Italia circa gli accordi in proposito, per aver già provvedono all’accoglienza di stranieri provenienti dall’Africa e per aver rilevato che nonostante l’accordo con la  Ue per la redistribuizione di 40 mila profughi in due anni, finora ne siano stati accettati soltanto meno della metà, il Primo Ministro israeliano ha sospeso la realizzazione dell’intesa con l’Alto commissariato dell’Onu relativa ai rifugiati per il ricollocamento in Paesi occidentali.

Nonostante l’azione della Guardia costiera libica continuano gli sbarchi nel sud della Penisola.
Inferiori allo scorso anno.

La sovranità e la sicurezza italiane sembrano in pericolo grave, anche nel caso in cui dovesse risultare che regole ed eccezioni, accordi decennali e provvisori, annunci trionfalistici e pronte smentite abbiano illuminato un quadro internazionale di regolamentazione dei confini statuali italiani e di flussi migratori giuridicamente ineccepibile.
Chiunque nella propria vita abbia concluso un accordo anche solo meramente commerciale, sa infatti che uno dei due contraenti può essere più o meno aggressivo a seconda della sua personale onestà ma anche, e soprattutto, a seconda della valutazione che fa della solidità economica e morale della sua controparte.
Nel caso di dispute internazionali, lo Stato che si ritenga più forte sul piano economico, politico, militare, cercherà di spostare i paletti di confine a proprio vantaggio territoriale o d’altro genere, a meno di fortissima cultura nazionale e non imperialistica: né per la Storia né per la cronaca sembra, al di là della prolissa untuosa prodigalità semantica, lo spirito imperante in Francia o in Austria.

Ora il Ministro degli Esteri italiano e/o il suo successore stiano bene attenti a non concedere nulla di più di quanto è già stato imprudentemente concesso nelle Regioni confinarie italiane e in materia di regolamentazione dei flussi migratori..
Una consueta trappola politico normativa che dal dopo guerra in qua viene periodicamente attrezzata, consiste nel chiedere “dieci” per ottenere “tre”: basterà attrezzarne quattro di queste trappole ed ecco che il Paese confinante, per terra o per mare, avrà ottenuto “dodici”.

E’ un assedio.
Pro Patria pugnare dunque.
Non è antiquato, a meno che si decida di sparire dalla faccia della Terra.
L’elenco dei popoli estinti o ridotti in riserva a bere super alcolici è lunghissimo. 

Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

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Giorgia Meloni denuncia l’Accordo di Caen

La Francia vuole anche il mare intorno alla Corsica?
Pro castris maris non solum terrae excuba Italia

I confini tra Italia e Francia, nonostante il chiarissimo displuvio alpino che separa geograficamente le due nazioni, sono sempre stati un po’ ballerini; per non scrivere del velleitario delirio espansionista ai danni dell’Italia del corso-ligure italofono Napolione Buonaparte.

In questi giorni l’ennesimo allarme è suonato grazie alla denuncia della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni:  “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato … [Fratelli d’Italia chiede al Governo di] agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia a Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”. Giorgia Meloni vuole “… fare piena luce su questa storia dai contorni torbidi … [con un esposto circa i presunti]  … atti di ostilità e infedeltà contro lo Stato italiano”.
La Farnesina prova a disinnescare l’allarme ricordando che l’accordo bilaterale del marzo 2015 non essendo mai stato ratificato dall’Italia non può produrre effetti giuridici, e quindi i confini marittimi con la Francia … “restano immutati e nessuno, a Roma o a Parigi, intende modificarli”.
L’Ambasciata di Francia chiarisce che il 25 marzo, ci sarà soltanto una  “… consultazione pubblica … che non è volta in alcun modo a modificare le delimitazioni marittime”. Routine.
Già.
Come la rivendicazione della sovranità francese sulla cima del Monte Bianco?

Nel libro di Ferruccio E. Boffi, Saggi storici e parlamentari, Remo Sandron Editore, 1924, l’ottavo capitolo è dedicato al saggio “L’arcipelago di Pelagosa: vicende politiche e parlamentari”; arcipelago che è più vicino al promontorio del Gargano nella Puglia che alla penisola di Sabbioncello in Dalmazia.
Nel 1891, stanti le voci di allestimenti militari austriaci nell’Isola, l’on. Matteo Renato Imbriani presenta una interrogazione parlamentare, rivolta al Ministero dell’Interno, “… circa le condizioni dell’isola di Pelagosa” (pag. 203).
In seguito Imbriani insiste per la discussione perché era affare “di grave importanza, poiché il gruppo della Pelagosa che apparteneva al regno di Napoli e che [era] stato occupato dagli austriaci, è sentinella nostra sul mare Adriatico …” (pagg. 203/204), e ancora nel dicembre 1891 Imbriani si rivolge con una interpellanza “al Presidente del Consiglio, ministro degli esteri, on. Di Rudinì, circa l’occupazione di una parte del territorio dello Stato, imputabile al Governo austro-ungarico” (pag. 204). Il 16 dicembre l’on. Di Rudinì non accetta l’interpellanza ritenendola solo un’occasione per fare accademia. L’interpellanza viene ripresentata da Imbriani il 17 e poi ritirata. E scrive ancora Boffi, riportando quanto scritto dal giornale La Tribuna del 18 dicembre 1891: “L’on. Imbriani [ha sostenuto] una tesi santa in principio e in fatto … La Pelagosa è un’isola, è uno scoglio, è un palmo di pietra – rimpicciolite quanto meglio vi aggrada – che sta in mare italiano, a breve distanza dal Gargano e, appartenente al regno di Napoli sotto i Borboni, fu, in seguito, senza protesta dell’Italia, occupata dall’Austria. Noi siamo amici dell’Austria … e va bene; siamo alleati, e va benissimo; ma non deve essere indipendente da ogni questione di amicizia od ostilità, il diritto di proprietà?” (pag. 205). Imbriani insiste ancora durante la seduta del 26 gennaio 1892 con un’interpellanza, chiedendo al di Rudinì, Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, come si sarebbe comportato “circa un territorio dello Stato occupato dal Governo austro-ungarico, specialmente dopo che la questione [era] stata posta nel Parlamento austriaco” (pag. 205). Nessun esito.
L’Autore riporta poi il Discorso commemorativo di Oberdan, tenuto a Pistoia il 31 dicembre del 1891 da Felice Cavallotti (in Opere, Milano, Aliprandi, s.a.), che loda Imbriani per la sua difesa dell’italianità di Pelagosa, deplorando l’indifferentismo parlamentare per questioni gravissime quali l’integrità della patria: “… quando penso ai recenti ed indecenti clamori perché una voce libera e fiera affermò il diritto nazionale sopra scogli nostri nel mare; sopra scogli nostri la cui cessione … io dico, vuoi per le norme del diritto marittimo o del diritto delle genti e per i limiti del mar territoriale, trae con sé l’abbandono al dominio altrui di una vasta distesa di acque nostre italiane … mi domando con isgomento se sia questa l’Italia per cui le fronti dei veggenti vegliarono, per cui tanti patiboli si eressero, per cui tante spade radiose brillarono al sole, per cui tanti campi furono insanguinati” (pagg. 208/209).
Non v’è dubbio vada riconosciuto al saggio di  Boffi il merito di aver difeso la nostra sopravvivenza come nazione, che muore moralmente quando occupa terra altrui, e fisicamente quando perde terra propria. Mentre Cavallotti dopo aver evidenziato l’assenza di un qualsiasi atto giuridico che legittimi l’occupazione dell’Arcipelago di Pelagosa,  con singolare preveggenza mette in rilievo come una estensione ridotta del territorio possa comportare la cessione di una vasta distesa di acque nostre italiane.
Singolare preveggenza di quanto sta accadendo nei nostri anni – in virtù del Trattato di pace del 1947 impostoci dai nostri ex cobelligeranti ma pure dall’Italia ratificato nello stesso anno – per cui la Croazia nel 2014 ha potuto, nel rispetto del diritto internazionale e delle acque territoriali, bandire una gara di assegnazione al fine di assegnare numerosi blocchi di fondale adriatico per la ricerca di petrolio e gas; e sei compagnie petrolifere internazionali hanno risposto presentando le loro offerte.

Esulando dall’esame delle vicende dell’Arcipelago di Pelagosa come di quello Sardo – corso – toscano secondo il diritto internazionale, si può comunque rilevare come il tanto vilipeso patriottismo nazionale per “uno scoglio in mezzo al mare” possa comportare talvolta per la Nazione conseguenze anche economiche ed ambientali di una gravità enormemente sproporzionata all’entità della perdita territoriale (terrestre o marittima) subita al momento.
Non succederà nulla intorno all’Arcipelago sardo – corso – toscano?
Bene ha fatto comunque Giorgia Meloni ad accendere un faro sulla vicenda.
La corsa alle terre emerse è sempre esistita, ora le nuove tecnologie hanno contribuito ad intensificare anche la corsa alle terre sommerse, per cui accettare che Aiaccio o Fiume non siano politicamente italiane può non andare giù solo a un patriota come Cavallotti e ai suoi estimatori passati e presenti, ma che un pezzo della Puglia sommerso dalle acque sia governato dalla Croazia non dall’Italia, e un pezzo della Corsica e della Sardegna sia governato dalla Francia non dall’Italia, non può essere accettato neppure da un distratto opportunista contemporaneo. E se quelle terre sommerse risultassero ricche di gas e di petrolio, ancor meno dalle massaie e dagli automobilisti italiani quotidianamente alle prese con la bolletta del gas e con il conto del rifornitore di benzina.

Pro castris maris non solum terrae excuba Italia (Sta attenta Italia, non solo agli accampamenti di terra ma anche a quelli di mare).

Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

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La Francia verrà condannata per alto tradimento dell’O.N.U.?

Serraj è l’unico Capo di Stato libico riconosciuto dalla comunità internazionale
Ignorantia legis ne Galliam quidem excusat

Serraj è lunico Capo di Stato riconosciuto dalla Cominità Internazionale, che ha delegato alll’O.N.U.la sua massima rappresentanza sul Pianeta.
Nonostante ciò, la Francia, pur essendo membro permanente dell’O.N.U., invita Serraj e Haftar ad un incontro ufficiale a Paris, riconoscendo ai due una dignità paritetica di fatto.

Nazione disinvolta? No, passibile di “alto tradimento” nei confronti dell’O.N.U.
In ogni caso, in assenza di “denuncie” ufficiali, alleato statuale poco affidabile.
Come contraente industriale altrettanto: leggere sulla mancata osservanza della parola data sull’accordo Saint Nazaire Fincantieri.

Bah, sarà, ma sembra proprio che ad onta delle squisitezze formali esibite dai suoi rappresentanti negli incontri internazionali, sia rimasta molta barbara Gallia intorno alla romana Lutetia (Paris).

Riduzione del contributo italiano al bilancio della U.E.”    Claudio Susmel

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