La staffetta della Vittoria
di Orlando, Nitti, D’Annunzio e Giolitti
Ad Alpium fines
Quest’anno si celebra il centenario della vittoria più grande conseguita dalla Forze Armate italiane a far data dal 17 marzo 1861: 4 novembre 1918 – 4 novembre 2018.
Oblo’ vuole partecipare.
Ricordando ai suoi lettori che di questo contributo parziale si sta approntando la stampa integrale, per l’Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti a Cavour, negli atti del convegno “Da Caporetto alla Vittoria” tenutosi nell’autunno dello scorso anno.
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Conclusa vittoriosamente la battaglia di Vittorio Veneto, che avvicina l’Italia ai suoi confini naturali, inizia la battaglia di Parigi, dove si svolge la Conferenza della pace, per la quale l’Italia non è ben preparata. Durante le trattative che si svolsero per due lunghi combattutissimi anni, come già scritto avremmo imparato bene la differenza che passa tra una acquisizione di territorio concordata prima della guerra e quella realizzata alla fine della stessa.
In via preliminare osserviamo che, considerato il determinante intervento degli Stati Uniti nell’aprile del 1917, Associato agli Alleati ma non firmatario del Patto di Londra poi osteggiato dal presidente statunitense Wilson, considerata la partecipazione dell’Italia al Congresso di Roma dell’aprile 1918 che vede l’Italia riconoscere il diritto all’indipendenza delle nazioni soggette all’Austria – Ungheria, e preso atto infine della richiesta dell’Italia durante le trattative di pace del dopo guerra di annettere Fiume non inclusa nei territori assegnati alla nostra nazione dal Patto di Londra, siamo di fronte a una battaglia che vede l’Italia palesemente impegnata ad ottenere il massimo possibile con una transazione tra gli obiettivi del Patto di Londra e quelli in esso non compresi, tra i quali non solo l’annessione di Fiume fortemente osteggiata da Wilson, ma anche l’annessione di altre parti di territorio non osteggiata da Wilson; transazione non priva di logica vista la profonda mutazione degli elementi costitutivi della realtà prebellica rispetto a quelli della nuova realtà post bellica.
Sono varie le proposte di assetto dei confini tra il Regno d’Italia e il Regno dei S. H. S. .
Esaminando le proposte di sistemazione dei confini nord orientali, Paolo Alatri (29) scrive che all’inizio del 1919 gli statunitensi avrebbero disconosciuto i patti segreti europei e che nel rispetto del … principio etnico e nazionalitario, escludevano la cessione all’Italia della costa dalmata, di Fiume e di buona parte dell’Istria, nella quale fissavano la frontiera con la Jugoslavia lungo … [la prima] … “linea americana” [raggiungente l’Adriatico nel canale dell’Arsa, lasciando così il territorio di Albona (nell’Istria sud orientale) al regno dei S. H. S.].
Mentre il 7 febbraio … col memorandum preparato da Barzilai [in collaborazione con l’ex Deputato istriano Salata, l’Italia] … sosteneva tutte le richieste derivanti dal Patto di Londra più Fiume [inesatto: nel Memorandum Barzilai viene richiesta l’applicazione del Patto di Londra oltre ai territori di Dobbiaco, Tarvisio e a quello naturale situato tra Fiume e lo spartiacque raggiungente l’Adriatico di fronte allo scoglio dal nom fatidique de Saint-Marc, specificando inoltre che il confine passerà attraverso il valico di Nauporto] … (30). E a proposito del Memorandum Barzilai si legga con particolare attenzione là dove è scritto: … En faisant abstraction de ces Conventions [Patto di Londra], les rivendications italiennes se presentent, dan cet axpose, animes de tels elements de justice, de legitimitè et de moderation qu’elles entrent parfaitement dans le cadre des principles enonces par le President Wilson et peuvent, par consequent, etre reconnues par tous. Le rivendicazioni dell’Italia sono cioè scritte senza basarsi sul diritto al loro soddisfacimento da potersi vantare solo con gli Alleati perché basato sul Patto di Londra da essi sottoscritto, ma su principi generali di justice, legitimitè e moderation che rientrano perfettamente nel quadro dei 14 punti enunciati dal Wilson: è la risposta italiana, a un tempo diplomatica e dettagliata, all’Associato statunitense che con i 14 punti pubblicati l’8 gennaio 1918 aveva praticamente opposto i principi in essi contenuti al Patto di Londra, per altro dagli Stati Uniti non sottoscritto. Sarà secondo i principi generali contenuti nel Memorandum Barzilai che Orlando esporrà le rivendicazioni territoriali dell’Italia nella sua dichiarazione fatta durante la riunione della Conferenza della Pace del 19 aprile 1919.
A fronte delle rivendicazioni italiane contenute nel Memorandum Barzilai ci sono quelle presentate dai serbi – croati – sloveni, come risulta leggendo Ademollo là dove scrive che … gli Iugoslavi presentarono una richiesta che il confine verso l’Italia fosse uguale a quello dell’ex – impero austro – ungarico prima della guerra, salvo qualche rettifica nel territorio di Gorizia (31).
Alatri scrive che gli statunitensi a marzo esaminarono le posizioni italiane e jugoslave e restarono fermi alla “linea americana”, ma registra una propensione più favorevole all’Italia da parte di qualche collaboratore di Wilson rispetto a quest’ultimo.
A fine marzo 1919 iniziano le riunioni ristrette ai quattro primi ministri delle nazioni Alleate e Associata. Orlando, nella seduta del 19 aprile 1919, tenuta tra le delegazioni di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, fa una premessa fondamentale: … Poiché una delle Potenze qui rappresentate, ossia gli Stati Uniti, non ha preso parte al Trattato di Londra, come la Francia e l’Inghilterra, considero, ora, le questioni italiane all’infuori di ogni obbligazione di Trattato … . Prosegue poi col rivendicare per l’Italia … in primo luogo l’annessione dei territori che sono al di qua di tutta la frontiera che la natura ha dato all’Italia … … Domandiamo cioè il displuvio delle Alpi … specificando la rivendicazione del confine naturale col richiedere l’Istria, e Fiume (città geograficamente istriana) di cui rivendica l’annessione anche in base al principio di autodeterminazione dei popoli, e col rivendicare un confine militare in Dalmazia, insistente comunque nel territorio naturale italiano, mettendo in primo piano le esigenze strategiche di sicurezza militare che l’Italia vuole soddisfare con la sovranità su di essa, e non mancando di ricordare la storia di questa regione adriatica e le montagne che la separano dall’entroterra: … perciò tutta la cultura dalmata gravitò fatalmente verso l’Italia … . Alle repliche di vario contenuto di Wilson, Lloyd George e Clemenceau, Orlando risponderà che le sue richieste iniziali erano tali … nell’ipotesi che non si dovesse considerare il Trattato di Londra … E’ evidente che il giorno in cui io dovessi domandare la piena esecuzione del Trattato di Londra non potrei domandare Fiume in base ad esso. Il 20 aprile, viste le resistenze per Fiume, dichiarerà di limitarsi a rivendicare quanto compreso nel Patto di Londra, e giustificherà questa presa di posizione: … Se ho dovuto appellarmi al testo di un Trattato invece che alla giustizia, l’ho fatto con dolore. D’altronde l’Italia non è intransigente. Quale conciliazione mi è stata offerta? Nessuna. Aggiungerà di non essere tenuto a osservare quello dei 14 punti di Wilson riguardante l’Italia : IX. A readjustment of the frontiers of Italy should be effected along clearly recognizable lines of nationality [avendo l’Italia a suo tempo] … fatto riserve ben chiare … [in proposito; e Wilson riconoscerà che] … I rappresentanti italiani non sono legati dai Quattordici Punti … (32). Si tenga presente che le richieste di Orlando extra Patto di Londra vengono formulate dopo che Wilson ha proposto i suoi 14 punti – l’8 gennaio del 1918 – contenenti i principi secondo i quali gli Stati Uniti si sarebbero comportati nelle trattative di Pace. Orlando dunque non reclama con improntitudine confusionaria il Patto di Londra, come si può leggere nell’opera più volte citata di Paolo Alatri, ma reagisce a Wilson con una lucidità estrema, iniziando la trattativa con Alleati e Associato seguendo il classico schema della più ampia richiesta possibile iniziale, senza rinunciare all’ancoraggio pattuito con gli Alleati secondo il principio pacta sunt servanda.
Questo principio, cui si appella Orlando col suo riferirsi e rifugiarsi nel Patto di Londra per altro difeso sul campo anche dall’occupazione dell’Intesa secondo la linea d’Armistizio fissata essenzialmente secondo le linee previste dal Patto, sarà lo stesso che Nitti opporrà ai suoi interlocutori quando dopo l’impresa dannunziana la sua urgenza nel voler concludere la pace, per risolvere le difficoltà economiche dell’Italia, si attenuerà molto.
Ed è sempre lo stesso principio che i franco inglesi opporranno ai serbi – croati – sloveni quando Wilson sarà lontano dall’Europa.
Lo stesso principio sarà opposto infine anche dal prudente Giolitti ai serbi – croati – sloveni, i quali, temendone l’applicazione, finiranno per accettare le condizioni contenute nel Trattato di Rapallo, peggiori di quelle proposte dall’Italia precedentemente ma rifiutate per aver fatto eccessivo affidamento sul ruolo di Wilson.
Errore questo non compiuto dai rappresentanti dell’irredentismo giuliano dalmata, molto più esperti nelle questioni internazionali; si legga a questo proposito la lettera dei notabili che chiedono al Governo italiano di aspettare tempi migliori: Proprio in quei giorni [agosto 1919], Tittoni riceveva quattro lettere, una di Cippico a nome dei dalmati, una di Ziliotto a nome di Zara e due di Antoni e Grossich a nome di Fiume, colle quali essi lo scongiuravano di non compromettere la questione adriatica in un momento per noi sfavorevole, ma di attendere che il Senato americano [intende: statunitense] compiesse la sua opera e impedisse a Wilson di occuparsi delle cose d’Europa (33).
E ancora dello stesso principio pacta sunt servanda riconosce un effetto importantissimo finanche Wilson, nel momento in cui non si oppone all’occupazione effettuata dall’Intesa dei territori austroungarici secondo la linea d’armistizio stabilita precipuamente sulla base del Trattato di Londra, e in seguito quando non si oppone al Trattato di Saint Germain del 10 settembre 1919 che sancisce l’assegnazione all’Italia del Trentino Alto Adige secondo il Patto di Londra, oltre a Dobbiaco, Tarvisio e altro ancora.
Il 21 aprile durante la riunione delle Delegazioni italiane francesi e britanniche Orlando dichiara di non poter accettare la linea proposta da Wilson (all’Arsa) (34).
La crisi tra l’Italia e gli Alleati e, soprattutto, tra l’Italia e l’Associato, raggiunge la massima asprezza nell’aprile del 1919, quando il 23 Wilson si rivolge direttamente agli italiani con un suo messaggio, determinando il 26 l’abbandono per protesta dei nostri diplomatici dal tavolo delle trattative, indotti a questa decisione da un calcolo errato del proprio peso politico, sebbene motivati dal voler verificare la persistenza di un’opinione pubblica italiana favorevole alle richieste da loro sostenute alla Conferenza, nonostante il messaggio wilsoniano.
Essendo la Delegazione italiana ritornata a Parigi il 7 maggio, nella riunione del 26 maggio Orlando ribadirà di dover … cercare un principio differente da quello etnografico; e cioè … la linea alpina … la linea naturale, la linea strategica per la difesa d’Italia (35).
Marescotti riporta alla data del 27 maggio che … Tardieu [Andrè, collaboratore di Clemenceau], in contatto con gli italiani, lavora sino a tarda notte per cercare uno schema di soluzione italo – jugoslava … [e riporta alla data del 28 maggio che] … Lloyd George presenta due foglietti di base di accordo Essi costituiscono la proposta Tardieu: … [che propone per Fiume] uno Stato indipendente sotto la sovranità della Lega delle Nazioni con la frontiera seguente: … all’ovest, a partire da Volosca, la linea suggerita dai delegati americani, fino a nord – ovest di San Pietro; al nord, [la linea] da questo punto fino al Monte Nevoso; all’est, la linea richiesta nel promemoria italiano [Memorandum Barzilai del 7 febbraio 1919]. La proposta Tardieu propone uno Stato che … comprenderà [nel golfo del Quarnaro l’isola di] Veglia … [sul territorio del quale si terrà un] … Plebiscito fra 15 anni … [Verrà lasciata] … agli Jugoslavi … tutta la Dalmazia [costiera], meno Zara e Sebenico … [mentre] … Tutte le isole del Trattato di Londra [andranno] all’Italia, meno Pago … . Il piano Tardieu non viene approvato da Wilson, che suggerisce delle modifiche a loro volta non approvate da Orlando (36).
Il 7 giugno 1919 Wilson propone, anche a nome degli Alleati, un memorandum che verrà respinto dalla Delegazione italiana poco prima che Orlando e Sonnino vengano sostituiti da Nitti e Tittoni. Scrive Paolo Alatri (37) che il progetto prevedeva un … libero Stato … [che avrebbe seguito la seconda] linea “americana” … [da] … nord di Kirkheim [Circhina]… [fino a] … Fianona [lasciando quindi il territorio di Albona all’Italia] nella penisola istriana, di dove scenderebbe al mare … verso il sud dell’isola di Cherso e di lì verso il nord intorno all’isola di Veglia, per toccare la terra ferma … all’ovest della baia di Buccari, e di lì rivolgendosi verso nord e nord-est verso il Monte Risniak. Da quel punto continuerebbe verso nord-ovest per raggiungere la linea “di Londra” giungendo all’est di Adelsberg [Postumia] e Zirknitz e poscia sempre verso il nord-ovest lungo la linea “di Londra” sino al punto iniziale. Alatri riporta anche i rilievi al Memorandum alleato fatti da Vittorio Emanuele Orlando: “Wilson consentiva il confine italiano a punta Fianona, [intende dire che migliora rispetto alla prima linea Wilson che lo voleva al Canale dell’Arsa, situato più a ovest, ma] seguendo la linea del Monte Maggiore, creava lo stato intermedio, non da Volosca, come nel progetto Tardieu, e, quindi, senza più la continuità fisica dell’Italia con Fiume, … consentiva il plebiscito non per zone ma globale … ci dava le essenziali isole strategiche … [il] gruppo di Lussin … l’Isola Grossa col dedalo delle isole fra Zara e Sebenico … Lissa … e infine di Zara faceva una città libera, ma affidandone all’Italia ogni rapporto con l’estero. Si noti la grave minaccia presente nel Memorandum alleato costituita dal plebiscito da tenersi per l’intero Stato libero, e non per zone, che con probabile certezza avrebbe visto prevalere la volontà della maggioranza etnica slava.
Va registrata, nel contesto delle trattative la … consegna delle Condizioni di Pace agli Austriaci … verificatasi il 2 giugno .. [con] la clausola che assegnava all’Italia la linea delle Alpi: la frontiera del Brennero e la cima più settentrionale, recante il nome di “Vetta d’Italia” … (38).
Ancora Alatri scrive di quello che possiamo chiamare il Progetto Tittoni (39), consistente in un insieme di conversazioni del 13 agosto, che prevedeva uno Stato Libero di … Fiume col suo hinterland e Veglia … la Dalmazia meno Zara alla Jugoslavia; la linea ferroviaria Vienna – Trieste posta fuori dal territorio jugoslavo mediante una lieve modificazione della “linea Wilson”; un’analoga rettifica di tale linea in direzione di Assling, senza per altro includere la città in territorio italiano; neutralizzazione dell’Istria orientale … Salvo ciò che risulterà da ulteriori discussioni, l’isola di Uglian prospiciente Zara e le isole di Cherso, Lussin e Lissa dovrebbero essere italiane e le altre slave … . Come sia andata a finire se ne ha poi traccia in Badoglio, che a D’Annunzio, per fargli abbandonare l’occupazione di Fiume iniziata il 12 settembre del 1919, caldeggia il progetto … dello stato – cuscinetto proposto al Congresso di Parigi da S. E. Tittoni … [salvo poi scrivere che] … nella stessa sera del giorno 26 [ottobre 1919], mi giunse un telegramma dell’on. Nitti nel quale mi informava che il governo americano [intende: statunitense] aveva data risposta completamente negativa al progetto Tittoni … (40).
Col Trattato di Saint Germain del 10 settembre 1919, che stabilirà i confini con l’Austria, verranno assegnati all’Italia – contrariamente a quanto dall’Italia stessa chiesto con il Memorandum di Londra – anche (e non solo) i territori transalpini di Dobbiaco e Tarvisio. Assegnazione accettata, se non caldeggiata, dal Presidente degli Stati Uniti Wilson (41), più che presumibilmente in funzione di contenimento della potenza tedesca.
Il 12 novembre 1920, il Trattato di Rapallo fisserà i confini tra Italia, Fiume con limitato territorio intorno (eretta in stato sovrano), e Regno dei Serbi Croati Sloveni che assumerà dal 1929 il nome di Jugoslavia (Slavia del sud), assegnando all’Italia il confine previsto per la Venezia Giulia dal Patto di Londra anche se non dettagliatamente in ogni suo tratto, la città di Zara con ben limitato territorio intorno, le Isole Lagostane, e l’Arcipelago di Pelagosa (42).
Wilson che non aveva tenuto conto del confine etnico tra Italia e Austria, aveva invece fatto continuo ricorso ad argomentazioni di carattere etnico, ed anche confusamente – o dolosamente? – ad argomentazioni sui confini naturali (43), per negare all’Italia parte dell’Istria, l’intera Fiume, e quasi tutta la Dalmazia. Era sembrato così aver voluto concretizzare sul terreno una precisa azione diplomatica volta a perseguire una politica se non di vere e proprie contrapposizioni nazionali in Europa per lo meno di un equilibrio di forze nazionali incapace di creare problemi al predominio planetario territoriale e commerciale del transoceanico “impero” anglofono (44).
Lo Stato di Fiume era nato a seguito della transazione tra i Quattro Grandi; Stato legittimato sul piano giuridico internazionale dal Trattato di Pace del Trianon, con il quale, il 4 giugno 1920, l’Ungheria aveva rinunciato ad ogni diritto su Fiume … in attesa della definitiva assegnazione … (45). A questo proposito si noti per inciso come paradossalmente è Nitti che dà un grande sostegno a D’Annunzio, quando firma il 4 giugno 1920 il Trattato del Trianon che non contiene l’esplicita negazione di Fiume all’Italia prevista dal Patto di Londra e lascia invece impregiudicati i diritti sulla Città, ai quali rinuncia l’Ungheria, alimentando e rendendo così razionali i propositi dannunziani di annessione della Città all’Italia. Altrettanto paradossalmente era stato D’Annunzio a rendere Nitti, e la diplomazia italiana tutta, più sicuri nei confronti degli Alleati e dell’Associato, vista la mancata reazione militare di questi all’occupazione di Fiume, dimostrando così che non solo l’Italia era esausta per le perdite di vite umane e l’impiego di enormi risorse economiche, ma anche gli Alleati, e che l’Associato era, non solo geograficamente, lontano.
Il 27 gennaio 1924, col Patto di Roma, Italia e Jugoslavia si accorderanno per l’annessione all’Italia della città di Fiume e di parte del territorio circostante della Città, tranne il suo Porto Baross e di altra parte periferica del territorio dello Stato di Fiume, che verranno annessi al regno dei S. H. S..
(29) – Paolo Alatri, op. cit. .
(30) – Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Les Revendications de L’Italie sur les Alpes et dans l’Adriatique, portale web Politica estera e Storia: documenti e immagini della Diplomazia italiana.
(31) – Umberto Ademollo, op. cit..
(32) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(33)- Paolo Alatri, op. cit. .
(34) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(35) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(36) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(37)- Paolo Alatri, op. cit. .
(38) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(39)- Paolo Alatri, op. cit. .
(40) – Pietro Badoglio, op. cit. .
(41) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(42) – Dal Monte Tricorno, vero bastione delle Alpi Giulie, il confine naturale raggiunge attraversandolo il Passo d’Idria, da questo si dirige verso il Monte Nevoso (Sneznik) attraverso un territorio che presenta notevoli difficoltà per l’individuazione del suo spartiacque, tanto è vero che appunto l’articolo 4 del Memorandum di Londra, dopo aver fin qui citato passi e cime precise, si limita a fissare dei limiti invalicabili: … Da questo punto [Idria] il confine dovrà seguire una direzione sud-est verso lo Schneeberg [Monte Nevoso/Sneznik], lasciando l’intero bacino del Sava e dei suoi affluenti al di fuori del territorio italiano.
(43) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(44) – Claudio Susmel in 1915: Maggio radioso o colpo di stato? : … volta da una parte al rafforzamento del confine italiano in Alto Adige e nel nord della Venezia Giulia per contenere l’espansione tedescofona verso il Mediterraneo, dall’altra parte volta a consolidare l’unità jugoslava per contenere l’espansione italiana nel Centro Europa e in Oriente. E’ la riedizione, curata dai cugini anglosassoni transatlantici, della tradizionale politica britannica finalizzata a mantenere l’equilibrio di forze nella Penisola europea che nell’Ottocento aveva favorito l’unità italiana per contenere la potenza francese.
(45) – Michele Scopa, Dizionario dei Trattati .
“Servizio di leva obbligatorio in Italia” Claudio Susmel
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