Una dei tanti profughi istriani

Gli Alpini e la Pala di Pirano
Domine salvam fac Italiam

La Pala di Pirano di Vittore Carpaccio fu trasportata nel 1940 in territorio italiano più lontano dal fronte del territorio altrettanto italiano della cittadina istriana, per evitarle morte o mutilazioni varie; come quelle subite da istriani fiumani e dalmati che durante la Seconda Guerra Mondiale (1940 – 1945) e durante il dopo guerra non riuscirono a scampare alle torture, e alla morte per infoibamento o annegamento per opera degli jugo slavi.

Quegli stessi jugo slavi (slavi del sud) che ancora oggi occupano, con nome e amministrazioni politiche diverse, territori già politicamente italiani dell’Istria (Slovenia e Croazia), di Fiume, della Dalmazia di Zara e delle Isole Lagostane, della Puglia dell’Arcipelago di Pelagosa (Croazia).
Hanno occupato e occupano abitazioni private, ed edifici pubblici con arredi e dotazioni artistiche e museali rilevanti.
Agli esuli e all’Italia tutta, privata di quei territori geograficamente – e non solo – italiani, è rimasta qualche palata di ricordi e alcune opere artistiche, come la Pala, messe in salvo in territorio rimasto politicamente italiano.

Ora sembra che la Pala di Pirano sia di nuovo in pericolo, perché Padre – che fatica appellarlo così – Giovanni Voltan, Ministro provinciale della Provincia italiana di Sant’Antonio di Padova dei Frati minori conventuali, ha dichiarato a Radio Capodistria e Telecapodistria il suo parere favorevole all’immediato ritorno della Pala a Pirano.
Ci auguriamo che il Ministro di tutte le Provincie d’Italia competente e il Presidente del Consiglio Italiano e il Presidente della Repubblica italiana ricordino a (Padre) Voltan i confini delle rispettive competenze, e gli ricordino, visto che vuole occuparsi di ritorni, di chiedere alla Slovenia – l’occupante politico del territorio geograficamente italiano di Pirano – di ripristinare le quote etniche anteguerra della popolazione di Pirano e del resto della Venezia Giulia nord – occidentale; operazione che lo farà accogliere a Pirano con meno applausi terreni e mediatici di quanto, abilmente orchestrati, gli verranno tributati dai discendenti degli occupanti jugo slavi.
(Padre) Voltan potrebbe anche occuparsi del ritorno all’Italia di Pirano e del resto di tutti i territori situati a occidente delle Alpi Giulie.
(Padre) Voltan potrebbe occuparsi – obiettivo meno affascinante di un colto e ristretto aristocratico simposio sul giusto domicilio della Pala – della restituzione delle case abbandonate dai piranesi nel dopo guerra ai tanti senza casa italiani (con precedenza ai discendenti dei profughi giuliano – dalmati).

Forse è davvero meglio spostarla la Pala, affidandola a mani, italiane, più sicure.
A Loreto magari, dove la pia leggenda narra della Casetta della Sacra Famiglia giunta da Tersatto (Santuario sopra Fiume), portata in volo dagli Angeli che lì vollero fosse salvaguardato l’eterno simbolo dell’Armonia Celeste.
In ogni caso, ovunque la si vorrà trasferire, Sig. Ministro competente di tutte le Provincie italiane, per custodirla gli metta intorno gli Alpini, i soldati che più di ogni altro sanno distinguere un territorio italiano: che è situato a occidente del displuvio delle Alpi Giulie, da un territorio balcanico: che è situato a oriente del displuvio delle Alpi Giulie.

Il (Padre) Voltan, liberato da incombenze non di sua competenza, potrebbe così utilmente impiegare il tempo libero rimastogli in Slovenia: metta su un laboratorio di pittura per ragazzi a Lubiana, chi sa che non riescano a dipingere qualcosa di artisticamente valido. Sarà per loro un ottimo antidoto contro il desiderio di rubare o di desiderare la roba d’altri.
E per il (Padre) il meritorio quotidiano lavoro sarà un ottimo antidoto per non desiderare di vanitosamente apparire.

Servizio obbligatorio di leva civile in Italia”   Claudio Susmel

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Un pensiero su “Una dei tanti profughi istriani

  1. Ben scritto, sono stato a Pirano e molte delle case sono abbandonate anche dagli sloveni. In un paese votato alla pesca e ad altre attività, gli infoibatori, dopo che tutti gli abitanti italiani dovettero scappare, la ripopolarono con dei pecorai prelevati dalle, che dopo pochi anni tornarono ai loro paesi nativi-
    Grazie per l’ospitalità.
    Massimo Nardi

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