La Difesa vuole giocare a centrocampo
nella partita della comunicazione
Prudentis est mutare consilium
Roma, 10 maggio 2018.
A un palmo dal Tevere si è svolto il corso di aggiornamento professionale per giornalisti in collaborazione con il Ministero della Difesa.
Inizio fissato alle ore 10,00.
Inizio puntuale, con intervalli di cinque minuti tra i cinque interventi (1), che il coordinatore militare presente in sala gestisce con presentazioni rapidissime; e altrettanto rapido risulta l’intervento del consigliere FNSI – una donna (indiscutibilmente) – gloriosamente priva di querula facondia.
Alla strumentazione per la visualizzazione delle schede relative all’organizzazione della Difesa – che funziona – è addetto un capitano dalle chiare fresche e dolci chiome, ma con distintivo certificante il suo battesimo paracadutato nell’aria appuntato al pregevole petto, che non lascia illusioni circa supposte debolezze di carattere per l’appartenenza al genere femminile.
Gli interventi, che vogliono essere accattivanti, con deambulazioni del sorridente relatore di turno e domande ai presenti in sala, illuminano e tengono svegli anche giornalisti dotati di conoscenza primordiale dell’organizzazione delle Forze Armate italiane e, osservando postura, atteggiamento e decorazioni dei relatori si è portati a rilevare qualche buon segno circa l’efficienza e/o il tentativo di rendere più efficiente il reparto – si dice così? – di appartenenza.
Sollievo di complemento: la farcitura lessicale anglofila è limitata al minimo.
In più interventi si spiega l’organigramma delle Forze Armate – www.difesa.it – e come la comunicazione tra esse e i concittadini senza stellette sia ormai ritenuta strategica e non complementare.
La diminuzione degli effettivi ancora non completata – e già siamo sotto i duecentomila –viene in parte giustificata con la necessaria professionalità – e relativi costi – richiesta al soldato moderno.
E qui ad opinione di chi scrive si ha una contraddizione politico organizzativa: quale comunicazione può esserci tra italiani senza stellette e italiani con stellette, migliore di quella che si verifica con un periodo della vita in comune quale é il servizio di leva? Ma i costi?: quanto costa un ragazzo – oggi il “ragazzo” in certi casi va dai 18 ai 32 anni – disoccupato, ciondolante tra tentazioni di strada e assenze non sempre motivate di genitori e scuola?, quanto costa una città che invece di essere “invasa” dalle divise delle Forze armate – sì: obbligo della divisa anche in libera uscita, che reclamizza sicurezza e solidarietà più di mille spot – è invasa invece da venditori abusivi (neri, gialli o bianchi poco importa), da immigrati clandestini velocissimamente resi coscienti dello scarso controllo legale quotidiano, da individui o piccole bande in apprendistato malavitoso?, quanto costa alla coesione nazionale avere milioni di cittadini che si spostano dalla loro Regione di nascita verso un’altra della stessa nazione Italia, in tardissima età?
Si predica molto sul’anziano che non si vuole adattare alle cose nuove, ed è vero, altrettanto si dovrebbe però riflettere sul giovane che non cambia opinione circa una misura presa, visto che è dell’uomo razionale mutarla vita natural durante: Prudentis est mutare consilium.
Opportuno istituire un servizio di leva obbligatorio per un periodo di otto/dieci mesi all’anno da retribuirsi col “reddito di cittadinanza” – così, tra l’altro, non si darà dell’invidioso a chi ne ha fatti dodici a mille lire al giorno -; militari di leva obbligatoria senza abilitazione al porto d’armi, ma dotati fuori caserma ( in libera uscita o in servizio) di telefono portatile e macchina fotografica per segnalare le emergenze al personale professionale armato.
Come già scritto, in più interventi si spiega l’organigramma delle Forze Armate, e così anche nel primo, quello del Tenente Colonnello Curti.
Il Colonnello Sacco non manca di accennare al mutato atteggiamento delle autorità nigerine circa la presenza dei nostri militari in Niger.
Avrebbe sconfinato in territorio politico se avesse parlato delle ostilità francesi operose dietro le sabbiose instabili quinte politiche africane ufficialmente decolonizzate.
A questo proposito rileviamo che la Difesa prova in questo caso a stare a distanza di sicurezza dalla politica, ma doverosamente cerca i collegamenti con la storia della Patria – nel modulo riassuntivo della mattinata, inviato prontamente da FNSI ai convegnisti Patria è opportunamente scritto proprio con la P maiuscola -, e così non mancano le iniziative per rievocare nel suo centenario la Prima Guerra Mondiale del 1914 – 1918; Prima Guerra Mondiale all’interno della quale è utile ricordare che l’Italia combatté la sua Quinta Guerra d’Indipendenza (1915 – 1918) contro nemici ufficiali (Germania, Austria – Ungheria i principali), e discusse le trattative di pace del suo dopoguerra con Alleati (Francia e Regno Unito) non propriamente generosi, e un Associato (Stati Uniti d’America) rappresentato dal tignoso infido loro presidente Wilson.
Il Generale Cont inserisce nel suo consueto intelligibilissimo intervento anche il concetto di confine fisico da difendere, concetto ipocritamente taciuto da tanti in tante occasioni.
Perché nessuno ha chiesto al Colonnello Barduani di spiegare il significato dei suoi tanti distintivi appuntati sulla divisa?
Cercare di decifrarne il significato non ha fatto approdare ad alcuna risposta chi vi sta scrivendo; unica legittima supposizione ricavata dallo sterile affaticamento cerebrale è che il colore della parte anteriore della giacca fosse uguale al resto della divisa.
A chiusura del convegno il Generale Graziani non cerca di riappropriarsi dei minuti, bottino di guerra dialettico, portatogli via dai relatori precedenti, evitando così le tacite maledizioni dei convegnisti, ma non senza aver sottolineato il “picco d’ascolto” raggiunto dalla Difesa in occasione del 2 giugno.
Termine fissato alle ore 14,00.
Termine puntuale: il rientro per l’intero Corso Vittorio Emanuele in senso inverso per raggiungere il proprio albergo, si può effettuare a ritmi da bersagliere in congedo illimitato provvisorio, e non in servizio come quelli visti per la Città con anfibi lucidi e fez piegato secondo l’uso e non calzato come cuffia da Commedia dell’Arte.
A proposito della mancanza di puntualità: visto che ci si lamenta sempre quando è imputabile agli organizzatori, risulta doveroso porgere le scuse alla organizzazione combinata ESERCITO – FNSI da parte di quei convegnisti che hanno abbandonato la sala mentre il coordinatore stava salutando, compreso quello che scrive.
(1) – Ten. Col. CURTI, Col. SACCO, Gen. D. CONT, Col. BARDUANI, Gen. B. GRAZIANI.
“Servizio obbligatorio di leva civile in Italia” Claudio Susmel
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