Vittorio Veneto avvicina l’Italia al suo spartiacque alpino

La staffetta della Vittoria
di Orlando, Nitti, D’Annunzio e Giolitti
Ad Alpium fines

Quest’anno si celebra il  centenario della vittoria più grande conseguita dalla Forze Armate italiane a far data dal 17 marzo 1861: 4 novembre 1918 – 4 novembre 2018.
Oblo’ vuole partecipare.
Ricordando ai suoi lettori che di questo contributo parziale si sta approntando la stampa integrale, per l’Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti a Cavour, negli atti del convegno “Da Caporetto alla Vittoria”.

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Dopo la sconfitta di Caporetto, il posizionamento dell’Esercito Italiano sulla riva destra del Piave, le battaglie per fermare la nuova offensiva tentata dagli austro ungarici nel giugno del 1918 sul Monte Grappa, sull’Altopiano dei Sette Comuni  e sul Piave, arriva infine nell’ottobre e novembre successivi la battaglia di Vittorio Veneto, con l’attraversamento del fiume e l’avanzata dei nostri soldati che fissano sul campo la vittoria del popolo italiano unito. La vittoria di Mussolini, Nenni, Togliatti, Vittorio Emanuele III (tutti e quattro fotografati in divisa grigioverde), dei cappellani militari, e dei tanti altri protagonisti e gregari della vita civile e militare, professanti in tempo di pace le dottrine politiche più diverse, che rischiano la vita sul fronte esterno, tutti. La vittoria della propaganda, ottenuta con i convogli dei feriti fatti circolare sul territorio nazionale per sensibilizzare la popolazione civile alle esigenze e ai sacrifici dalla guerra, ottenuta con la diffusione della stampa patriottica come il celebre periodico dai vividi colori “La Tradotta” (20), e finanche con la ingenua iconografia dei calendarietti distribuiti dai barbieri. Vittorio Veneto fissa sul campo anche la vittoria degli Alleati solidali con l’Italia dopo Caporetto, la vittoria di Francia, Regno Unito e altri, che prestano un soccorso meditato e misurato ma reale.

Vittorio Veneto fissa una vittoria sul campo, e di conseguenza l’Intesa può procedere all’occupazione dei territori promessi  all’Italia secondo il Patto di Londra, e di altri fissati secondo la linea di occupazione concordata con l’Armistizio del 3 novembre 1918, come si rileva da una riunione interalleata, del 30 ottobre 1918, durante la quale Lloyd George propone che si diano … istruzioni ai periti di preparare i termini dell’armistizio con l’Austria, sulle basi seguenti: … 3. Occupazione della linea contemplata nel Trattato di Londra … (21); o come leggiamo dal bollettino Diaz del 3 novembre che annuncia: “Le nostre truppe hanno occupato Trento e sono sbarcate a Trieste Le truppe italiane hanno occupato Zara e le regie Navi “Emanuele Filiberto” e “Stocco” sono entrate nel porto di Fiume. Da evidenziare Paolo Alatri quando scrive che … il 7 febbraio [1920] alla Camera dei Deputati Nitti, in risposta ad interpellanze sulla politica estera … faceva alcune dichiarazioni … [dalle quali risulta che] … l’Italia occupava in Dalmazia una zona più estesa di quella che le era stata assegnata in base al Patto di Londra … (22).

Per l’occupazione sorgono però anche problemi, come si rileva da più testimonianze. Come l’opposizione del serbo Vesnic nella riunione del 31 0ttobre 1918, che … dice di accettare tale paragrafo [il terzo delle condizioni d’armistizio che stabilisce il ritiro delle truppe austro ungariche dietro la linea contemplata dal trattato di Londra] … ma con riserve. Egli non vede perché … si enunci la linea dell’Adriatico, e non si parli di tutti i territori jugoslavi … (23).

Particolarmente significativo quanto riporta Alatri (24) da un dispaccio del Governatore della Dalmazia Millo che scrive il 23 giugno 1919: … Si era iniziato uno spostamento verso la nostra frontiera istriana dell’artiglieria ceduta dai francesi ai serbi, e transitavano per Zagabria numerosi treni carichi di truppe e artiglieri serbe, tutte dirette verso la linea di armistizio … contemporaneamente veniva segnalato l’arrivo a Ragusa di un grosso transatlantico francese con circa tremila emigranti slavi provenienti dall’America che si dichiaravano volontari jugoslavi; infine, il Governo jugoslavo aveva recentemente chiamato sotto le armi i profughi goriziani. Da questi fatti, l’Ufficio Informazioni dei Territori Occupati di stanza a Trieste traeva l’impressione che il Governo serbo cercasse … un’avventura militare sulla nostra frontiera.
Alatri scrive anche dello scioglimento di 30 amministrazioni municipali sostituite da  altrettanti commissari italiani deciso dal Governatore della Dalmazia, l’Ammiraglio Millo, dell’ostilità della popolazione slava, e di alcuni provvedimenti vessatori presi dalle autorità italiane elencati dal Comitato jugoslavo della Dalmazia; più in generale scrive di un Nitti … costretto a non attenuare la sua vigilanza non solo su quanto poteva accadere a Fiume e a Zara, ma anche sull’atteggiamento dei generali che in quelle città rappresentavano l’Italia … .
A Fiume si registrano le provocazioni dei militari francesi e le reazioni degli italiani con disordini che culmineranno il 6 luglio  … Quella domenica vennero uccisi nove soldati francesi e ne furono feriti molti di più. Il 7 luglio Clemenceau in riunione del Consiglio Supremo non mancò di rilevare i gravissimi fatti luttuosi che riguardavano i soldati francesi a Fiume e più di un atteggiamento ostile da parte dell’Italia nei confronti della Francia, né mancò di dire che … le truppe francesi … attualmente a Fiume continueranno a rimanervi per i diritti della Francia e ad occupare quella città insieme con gli Alleati ed a partecipare attivamente alle decisioni che gli Alleati prenderanno a riguardo della città medesima. In seguito la situazione si normalizzerà.
Ancora Alatri scrive che … Motivo di difficoltà nei rapporti italo – francesi era anche costituito dal traffico d’armi che la Francia continuava a fare con la Jugoslavia e gli altri paesi dell’Europa orientale, servendosi delle linee ferroviarie che transitavano attraverso l’Italia  … alla frontiera orientale … una verifica operata a metà luglio [1919] sui treni francesi diretti al Governo serbo faceva scoprire che uno conteneva dodici vagoni di materiale militare, un altro un carro carico di fucili e mitragliatrici, invece dei viveri che erano stati dichiarati … e poi ancora scrive di … incidenti in varie località della costa dalmata occupata dalle truppe italiane. Il 12 agosto [1919] il comandante del presidio italiano di Dulcigno veniva fatto segno in piena piazza e alla presenza della popolazione ad irruenti minacce a mano armata da parte di un gruppo di jugoslavi con grida ostili contro l’Italia. Il comando italiano chiedeva al comando superiore di Valona di inviare subito a Dulcigno un cacciatorpediniere che si affiancasse alla torpediniera già alla fonda nel porto almeno finché non fosse stata ristabilita la competa tranquillità, e al Comando Supremo e al ministero della Guerra di fare i dovuti passi presso la rappresentanza jugoslava a Parigi affinché non fossero molestate le truppe italiane “le quali altrimenti”, scriveva il generale Piacentini, “penseranno coi loro mezzi a proteggersi da sé stesse”.
Altri incidenti vengono riportati da Alatri, il quale prosegue scrivendo della … commissione italo – serba, riunitasi a Fiume pochi giorni dopo … [che] prendeva deliberazioni per evitare altri spiacevoli incidenti.
E leggiamo di Nitti quando il 16 agosto 1919 scrive … al Ministro della Guerra e al capo di Stato Maggiore dell’Esercito, inviando copia  della sua lettera anche a Tittoni che … “il comando della Terza Armata e il comando di Fiume … hanno creduto opportuno di svolgere un’avventata azione di propaganda … Momenti assai delicati sono da prevedersi in un non lontano avvenire … gli ufficiali che hanno svolto un’azione politica devono essere subito allontanati dalla zona di armistizio …”. E l’autore scrive ancora che … Il 27 agosto [1919] Nitti ordinava l’arresto di tutti i volontari diretti a quella città … .

Si arriverà al problema dei problemi, quando D’Annunzio nella notte tra l’11 e il 12 settembre 1919 partirà da Ronchi con alcuni volontari e il giorno dopo occuperà Fiume. Problema grave – ma foriero non solo di problemi come si vedrà più avanti – , di cui troviamo conferma da Badoglio, quando scrivendo della questione di Fiume afferma che … dopo la battaglia di Vittorio Veneto, le truppe italiane erano avanzate occupando una linea, detta “linea di armistizio” venendo a contatto, verso est, con le truppe Jugoslave … Quando si trattò di isolare Fiume, venne stabilito un cordone di truppe intorno alla Città, e la linea da queste occupata venne detta “linea di blocco”. La linea di armistizio e la linea di blocco avevano in comune un tratto verso est, corrispondente al confine del territorio fiumano, contiguo a quello jugoslavo.(25)
Sempre Badoglio, ancora a proposito dell’occupazione militare seguita all’Armistizio, citando tra l’altro uno dei tanti progetti di confine falliti, così si esprime nello scritto del 30 ottobre 1919 al Presidente del Consiglio dei Ministri: … Le trattative per fare accettare a Wilson il noto progetto [Tittoni] sono completamente fallite … quindi ancora vigenti condizioni come risultanti da armistizio stop Nostre truppe avrebbero quindi continuato ad occupare linea armistizio passata da Patto di Londra sia in Italia sia in Dalmazia stop … (26). E il 9 dicembre 1919 abbiamo un’ulteriore conferma del perdurare dell’occupazione militare leggendo di un … Pietro Badoglio, Commissario Straordinario per la Venezia Giulia, [che] a nome e per delegazione del Governo Italiano [dichiara]: “Il Governo Italiano, che intende mantenere integra nelle sue mani la linea di armistizio fissata a Villa Giusti … (27).

Continuando a seguire un ordine cronologico per segnalare le testimonianze circa l’occupazione dell’Intesa e i problemi che da essa sorgono riprendiamo Alatri (28), che riporta una lettera dell’ammiraglio Millo del 10 dicembre 1919, da Zara, inviata al senatore De Lorenzo: … La situazione è gravissima e permane tale. Il Governo sapeva da tempo come avrei agito: tutto il resto sono frasche. Finora la Dalmazia occupata è in ordine ed a Fiume temono perfino che il battaglione che è qui si regolarizzi troppo … Se i volontari di Fiume vanno a contatto coi 30 battaglioni serbi che con 94 cannoni fronteggiano al Sud è la guerra certo … la disciplina nei miei subordinati è perfetta … Sono in relazione saltuaria con Fiume, e mi sembra che il Governo non si renda ben conto della potenza che hanno colà; parlo di quella morale; è inutile combatterla con piccoli mezzi materiali … (vedi Alpini e c. t. Bertani). Bisogna a mio parere venire assolutamente ad un modus vivendi … sono oggi convinto che la mia attuale posizione – a cavallo – è l’unica che può evitare guai peggiori. Ma il Governo mi ostacola in tutto; e spesso perciò sono impotente a dominare gli eventi …
Alatri prosegue scrivendo che … a Spalato il 27 gennaio [1920] … La folla invase due piroscafi italiani alla fonda nel porto distruggendo la bandiera del Bosnia, venti negozi e varie sedi di istituzioni italiane … [asportando dalla] … Società Operaia il ritratto del Re  e portandolo quindi per strada con derisione. La nave da guerra Puglia si recò in quelle acque affiancandosi all’Aquilone, all’Impavido, al Mas e alla Vedetta che già vi si trovavano, e il suo comandante chiese tassativamente alle autorità locali riparazione per le offese e la punizione dei responsabili. Il governo locale di Spalato presentò infatti le scuse formali e promise l’indennizzo dei danni e la punizione dei colpevoli, e la bandiera del piroscafo, da cui era stata ammainata, vi fu rialzata alla presenza dei rappresentanti dello stesso governo locale. Una nuova dimostrazione anti italiana a Spalato, questa volta però senza incidenti o disordini, fu ripetuta il 29 gennaio.

Come si è potuto rilevare da quanto su scritto, l’occupazione dei territori da assegnarsi all’Italia in caso di vittoria dell’Intesa, secondo quanto previsto dal Patto di Londra e non solo, non risultò né scontata né priva di pericoli, ma risulterà determinante per condurre le trattative con gli Alleati e l’Associato, contribuendo a  fermarne le manovre politico territoriali di cui più avanti.

(20) – A. V., La Tradotta, giornale della terza armata.
(21) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. pag. .
(22)- Paolo Alatri, Nitti D’Annunzio e le questione adriatica (1919 – 1920).
(23) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit. .
(24) – Paolo Alatri, op. cit. .
(25) – Pietro Badoglio, Rivelazioni su Fiume.
(26) – Pietro Badoglio, op. cit..
(27) – Pietro Badoglio, op. cit. .
(28) – Paolo Alatri, op. cit. .

 “Servizio obbligatorio di leva civile in Italia   Claudio Susmel

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