Caporetto allontana l’Italia dal suo spartiacque alpino

La staffetta della Vittoria
di Orlando, Nitti, D’Annunzio e Giolitti
Ad Alpium fines

Quest’anno si celebra il  centenario della vittoria più grande conseguita dalla Forze Armate italiane a far data dal 17 marzo 1861: 4 novembre 1918 – 4 novembre 2018.
Oblo’ vuole partecipare.
Ricordando ai suoi lettori che di questo contributo parziale si sta approntando la stampa integrale, per l’Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti a Cavour, negli atti del convegno “Da Caporetto alla Vittoria”.

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“Fu a Buttrio che si ebbe la prima vera impressione della rotta … la strada era ingombra di uomini, di camions, di carrette, di carri … pianti e lamenti … soldati avvinazzati … maledicevasi la guerra … inneggiavasi alla pace … treni carichi di feriti e di soldati … sbandati … disarmati … Si era marciato per sedici ore e si erano percorsi quaranta chilometri senza fermarsi, senza mangiare: [ma] a Talmasson nessuno mancava all’appello … la mattina del 30 ottobre [1917] si riprese la marcia per passare il Tagliamento … In testa il 152° e dietro il 151° … un grido: i tedeschi, gli austriaci  … un fuggi fuggi generale … un panico, una paura pazza … i cavalli e i muli vengono staccati e i soldati vi montano cercando di aprirsi la strada fra la folla imbelle che viene travolta e calpestata … Questo panico non travolge i sardi … si passa definitivamente il Piave: sono le 10.30 del 9 novembre  … Al comandante della Brigata vien fatto sapere che si vuol far saltare il ponte [sul Piave] … Al di là vi sono ancora reparti della Sassari … un intero battaglione, il VII … ha avuto in mattinata l’ordine di ritirarsi … il comandante è il capitano Musinu, un eroe, e certo arriverà anche se dovrà aprirsi il passo con la baionetta … Il comandante della Brigata … ottiene che si ritardi il brillamento delle mine … si vede una colonna avanzare … Le mitragliatrici nemiche sparano sulla colonna … Sotto il fuoco nemico la colonna ondeggia, esita, si scompone … Il genio febbrilmente aspetta l’ordine di far saltare il ponte … la colonna si ricompone, riprende la marcia. Il nemico si accanisce sparando: i nostri rispondono dall’argine, con violenza. La colonna finalmente imbocca il ponte: sotto gola abbassato, bilanciarm, passo cadenzato, elastico. Il battaglione sfila. Il comandante è in testa. Arrivato all’altezza del gruppo dei generali grida: Attenti a destra. Il battaglione rende gli onori. Commozione, singulti, lagrime poi un grido irrefrenabile: W. La Sardegna, W. L’Italia. E’ il principio della riscossa, è l’alba di Col del Rosso, del Piave, di Vittorio Veneto.”(13)
Dopo oltre due anni di guerra gli austro ungarici hanno sfondato il fronte italiano a Caporetto, e le righe di cui sopra danno l’idea di cosa deve essere successo a seguito dello sfondamento nemico, non solo in quei punti del fronte, ma testimoniano anche dell’orgoglio militare italiano – negli episodi descritti quello specifico della Brigata Sassari – che reagì al disastro psicologico oltre che materiale; l’Esercito riesce a ricomporsi, con qualche esempio addirittura epico: il capitano Musinu si ritira attraversando il Piave sotto il fuoco nemico in perfetto ordine di marcia.

Il 6 e 7 novembre a Rapallo si svolge una riunione dei primi ministri degli Alleati, Orlando, Painlevè e Lloyd George con i loro seguiti. Orlando illustra il disastro di Caporetto chiedendo l’aiuto concreto e il più possibile sollecito [degli Alleati] … non inferiore … a 15 divisioni, [da dislocarsi] in luoghi da cui possano essere prontamente adoperate [per prospettare con relativa certezza il Piave quale linea di resistenza possibile, mentre il mancato aiuto nei termini su esposti renderebbe più probabile una] … ulteriore ritirata … [che] non potrebbe non costituire un completo disastro dal punto di vista militare e con possibili ripercussioni pericolose anche dal lato interno … (14).
Particolarmente lucido e realista è Lloyd George quando afferma senza reticenze che … gli alleati hanno il dovere di fare quanto è in loro potere per aiutare l’Italia in questo frangente … ma oltre a ciò è ovvio interesse della Gran Bretagna e della Francia che noi dobbiamo aiutare l’Italia nelle sue difficoltà e mantenerla nella guerra  … .
Painlevé aggiunge che … La Francia è, come l’Inghilterra, pronta a recare l’aiuto fraternocome francese e come presidente del Consiglio non posso dimenticare quali furono i benefizi recati alla Francia dalla neutralità dichiarata dall’Italia nel 1914, che ci permise sguarnire il fronte italiano ed usare quelle truppe nel luogo ove erano più necessarie … . Entrambi mettono però in rilievo le presunte responsabilità del Comando italiano per la sconfitta di Caporetto.
Si discute sul numero delle divisioni alleate da inviare, sui tempi di invio, e Lloyd George non esita a dire che … Se noi daremo il nostro concorso con piacere o con riluttanza, ciò dipenderà dalla fiducia che noi abbiamo nel Comando supremo. Se i generali Cadorna e Porro ed il loro stato maggiore resteranno, noi non potremo aver fiducia … .
Orlando afferma che … Il Governo italiano ha già considerato necessaria la riorganizzazione dello stato maggiore … [ma per ottenere i cambiamenti nel Comando supremo italiano] … bisogna prima aver ottenuto il consenso di Sua maestà il Re … .
Circa la decisione a favore della linea del Piave è certo che non fu discussa solo a Rapallo, ma anche al successivo convegno di Peschiera svoltosi l’8 novembre alla presenza del Re; e altrettanto certo è che l’8 novembre, mentre si svolge il convegno di Peschiera alla presenza di Vittorio Emanuele III, nessuna divisione alleata aggiuntiva è presente sul Piave.

E per quanto riguarda la linea del Piave, scrive Aldovrandi Marescotti di aver ricevuto informazioni attendibili sul fermo atteggiamento del Re, confermate di massima da Sonnino che era presente ai colloqui: … Circa il futuro, S. M. il Re credeva che la linea del Piave poteva certamente essere tenuta … [e avendo portato serie argomentazioni di ordine militare]  … Egli riteneva che dovesse farsi ogni sforzo per tenere la linea del Piave … [e avrebbe poi dichiarato che] … il Suo Governo aveva già deciso di sostituire il generale Cadorna col generale Diaz …  (15).
La fermezza di Vittorio Emanuele III è richiamata anche da Motzo: Era la volontà del Re che dagli spalti di Peschiera aveva detta la parola della fede certa: “Sul Piave si deve resistere; sul Piave si rifaranno i destini d’Italia” (13).
E della reazione del Re alla sconfitta di Caporetto scrive anche Solaro Del Borgo sostenendo  che gli Alleati avrebbero manifestato al convegno di Rapallo la convinzione che la linea del Piave decisa dal Comando italiano fosse troppo avanzata per le capacità di difesa dell’Esercito italiano, e che … Contro tali affermazioni e propositi che ferivano l’orgoglio del suo Esercito il Primo Soldato d’Italia insorse, esigendo che venisse indetto un nuovo convegno al quale egli, personalmente, intendeva partecipare. Il convegno fu infatti fissato per il giorno 8 novembre nella storica fortezza di Peschiera … [presenti] per l’Inghilterra, il Primo Ministro Lloyd George, il Generale Wilson Capo di S. M. dell’Esercito … per la Francia, Mr. Painlevé Capo del Governo … il Generale Foch … (16).
Solaro Del Borgo prosegue scrivendo dell’accordo preso da Vittorio Emanuele con i politici presenti Orlando, Sonnino e Bissolati e con il Generale Alfieri, perché parlasse lui solo. L’autore poi descrive la risolutezza di Vittorio Emanuele e … la perfetta padronanza che dimostra della materia trattata, e più di tutto la sua fiera ed illimitata sicurezza delle qualità guerriere del soldato italiano …  che avrebbero convinto gli Alleati ad accettare la linea del Piave.
Certo è che il Re è assolutamente risoluto a continuare la guerra ed è cosciente dell’importanza della tenuta psicologica del popolo italiano in armi e no, come si desume dal proclama che verrà poi diffuso (17): Italiani, Cittadini, Soldati. Siate un Esercito solo, ogni viltà è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d’Italia suoni così nelle trincee come in ogni remoto lembo della Patria; e sia questo grido del popolo che combatte e del popolo che lavora. Al nemico, che ancor più che sulla vittoria militare conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con una sola coscienza, con una sola voce. Tutti siamo a dare tutto per la vittoria per l’onore d’Italia. Vittorio Emanuele.
Lo stesso giorno, 8 novembre 1917, verrà diramato un comunicato ufficiale circa i colloqui di Rapallo, annunziante la sostituzione del generale Cadorna nel Comando supremo dell’esercito italiano con il generale Diaz.
Un anno dopo il Comando Supremo riporterà testualmente che per la Battaglia di Vittorio Veneto La fronte era da noi tenuta complessivamente con 51 divisioni di fanteria italiana, 3 britanniche, 2 francesi, 1 czecoslovacca ed il 332° reggimento di fanteria Americano. (18). Lo schieramento delle divisioni è chiaramente illustrato in una delle colorate nitide tavole di Benvenuto Gioda (19).
Il concorso alleato costituisce il profitto guadagnato dalla disciplina di un popolo in armi e delle sue istituzioni, esibita con fermezza di fronte a connazionali, alleati e avversari.
Resta una sconfitta grave che allontana l’Italia dai suoi confini naturali, rappresentati a nord – est  dal tratto di cerchia montagnosa che va dalle Alpi Retiche alle Alpi Giulie, e a sud – est dalle Alpi Dalmatiche.

(13) – Leonardo Motzo, Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari.
(14) – Luigi Aldovrandi Marescotti, Guerra diplomatica.
(15) – Luigi Aldovrandi Marescotti, op. cit..
(16) – Vittorio Solaro Del Borgo, Giornate di guerra del re soldato.
(17) – Vittorio Solaro Del Borgo,,op. cit..
(18) – Regio Esercito Italiano Comando Supremo, La Battaglia di Vittorio Veneto 24 ottobre – 4 novembre.
(19) – Benvenuto Gioda, Da Caporetto a Vittorio Veneto tavole. 

 “Servizio obbligatorio di leva civile in Italia   Claudio Susmel

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